Le parole di ieri del ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin continuano a far discutere. Nei giorni in cui l’Italia assiste impotente agli effetti della crisi climatica non si placa infatti il dibattito politico su ambiente e clima.

Se la comunità scientifica è concorde nel ritenere come gli eventi estremi dei giorni scorsi siano imputabili al problematico rapporto tra uomo e natura – con il primo responsabile della degradazione del clima e dell’ambiente – non tutti la pensano in questo modo.

In un’intervista realizzata ieri per SkyTG24, lo stesso ministro dell’ambiente Pichetto Fratin – pur non negando l’evidente situazione di crisi climatica – ha infatti glissato la domanda sulle cause della stessa, affermando di non sapere quanto questa sia dovuta all’azione umana o semplicemente ai cicli di cambiamento climatico della Terra.

Dori (AVS): “Il Governo e il ministro Pichetto Fratin immobili contro crisi climatica”

Le parole di Pichetto Fratin hanno scatenato, come prevedibile, la più dura reazione degli ambientalisti. Ospite al Giffoni Film Festival, tuttavia, il ministro ha oggi mostrato un altro volto.

Rispondendo a una ragazza che, in lacrime, confessato di soffrire di ecoansia – l’angoscia per il futuro a causa della crisi ambientale – Pichetto Fratin si è infatti commosso. Il video, diventato subito virale, non ha però convinto gli esponenti dei Verdi e in particolare Angelo Bonelli, che su Twitter ha parlato di vere e proprie lacrime di coccodrillo che, più che far commuovere, fanno «incazzare».

Le parole di Pichetto Fratin, in ogni caso, rientrano in quel quadro di discussione a cui si assiste ormai da giorni, ovvero lo scontro tra chi ritiene sia urgente parlare di crisi climatica e chi, in una misura o nell’altra, minimizza il fenomeno e respinge l’ipotesi che le cause della stessa siano di origine antropica.

La redazione di TAG24 ha affrontato questo argomento con Devis Dori, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, in questa intervista esclusiva.

Onorevole Dori, gli eventi degli ultimi giorni hanno mostrato la drammaticità degli effetti del cambiamento climatico. Non tutti, però, sono dello stesso avviso. La preoccupa la presenza di così tante voci negazioniste?

“Sono assolutamente preoccupato, soprattutto perché questi negazionisti li troviamo anche al Governo. Il ministro dell’ambiento Pichetto Fratin fa passare i cambiamenti climatici come un fatto normale per il Pianeta, quasi come se l’azione dell’uomo fosse irrilevante. La premier Meloni parla di «voler salvare la natura con l’uomo dentro». Che, voglio dire, ci mancherebbe altro. Dove dovrebbe essere l’uomo se non dentro la natura? È chiaro che vogliamo tutti l’uomo «dentro», ma il punto è capire come l’uomo deve stare dentro la natura.

Mi pare sia evidente che ci sia un problema culturale. Fortunatamente le nuove generazioni hanno maggior sensibilità rispetto ai temi ambientali e di cura della natura.

Il problema è che chi si cura dell’ambiente viene accusato di allarmismo e non viene ascoltato. Negare i problemi, tuttavia, è il miglior modo per fallire. Si tratta di un problema culturale che purtroppo riscontriamo anche nel Governo, i cui membri hanno difficoltà a usare l’espressione «cambiamenti climatici», preferendo parlare di «maltempo», riferendosi a qualcosa di eccezionale e non di strutturale. Ma non è così: come riconosciuto dalla comunità scientifica noi siamo da anni all’interno della crisi climatica. Dobbiamo prendere atto di questo e attuare le azioni conseguenti”.

È passato quasi un anno dall’inizio di questa legislatura. Come valuta, in tema di politiche ambientali, le azioni del Governo Meloni?

“Al di là del compensare laddove – come nel caso dell’Emilia Romagna – si rendano necessari dei sostegni economici e finanziari per la ricostruzione dei territori non vedo nessun piano di prevenzione. Noi sappiamo bene che l’Italia è uno dei Paesi a più alto rischio di dissesto idrogeologico e che un piano di prevenzione è necessario, anche perché ricostruire è più costoso in termini economici e soprattutto di vite umane.

Quello che ci lascia più basiti è che nelle parole del Governo la transizione ecologica non è mai descritta come una grande opportunità dal punto di vista economico, ma solo come un qualcosa che confligge con i livelli occupazionali.

Le cose, però, non stanno così. Parlare di tutela dell’ambiente significa capire come trovare nuove forme di lavoro e creare nuove opportunità. Pensiamo solo al fotovoltaico o alle comunità energetiche, che invece sono sempre in balia di rinvii continui. Nel frattempo il Governo non riesce neanche a ipotizzare degli interventi sugli extraprofitti e contro l’uso dei combustibili fossili”.

Le modifiche al Pnrr prevedono 13 miliardi in meno ai Comuni. Tra questi fondi rientravano anche le risorse contro il dissesto idrogeologico e per la rigenerazione urbana. Cosa pensa di questa scelta del Governo?

“Al di là della questione strettamente legata alla transizione ecologica, mi pare chiaro che nella gestione del Pnrr il Governo non sappia più a che santi appellarsi. Continuano a rincorrere scadenze che non sanno rispettare.

Certamente c’è una forte volontà politica di spostare i fondi da una parte all’altra. Questa decisione arriva nelle stesse ore in cui viene pubblicata la lettera dei 100 scienziati che rimarcano l’urgenza di attuare politiche di gestione della crisi climatica. Le soluzioni ci sono, basterebbe ascoltare la scienza, senza inventarsi chissà cosa, semplicemente avendo la forza di portare avanti politiche coraggiose”.

La settimana scorsa l’Unione Europea ha respinto il tentativo di affossare la legge sul ripristino della natura. Perché è importante che questa legge sia approvata, anche in vista delle prossime europee?

“L’approvazione a livello europeo di questa legge è un passo importante, anche se non bisogna abbassare la guardia. Si tratta di un tassello rispetto al grande percorso del Green deal europeo. Abbiamo vinto una battaglia, ma la grande sfida non è soltanto di natura politica: riguarda il futuro dell’umanità. Chiaramente l’atteggiamento tenuto dal centrodestra e dal Ppe dovrebbe far riflettere.

Noi adesso abbiamo la responsabilità di sostenere questo percorso e lavorare per le prossime europee, perché dall’esito delle elezioni passerà tutto il futuro dell’Europa. Lasciare il governo dell’Unione in mano ai negazionisti sarebbe un disastro”.

Lei citava la lettera pubblicata ieri da 100 scienziati. Le è mai capitato di sostenere, in un panel o in Tv, un dibattito con un negazionista? Cosa pensa della decisione di molti studiosi di non partecipare più a dibattiti dove sono presenti voci che negano la crisi climatica?

“Personalmente non mi è capitato direttamente. Ritengo però apprezzabile il gesto di questi scienziati, perché alle volte sembra di essere tornati al Medioevo. Un tempo la scienza non era in grado di dare delle risposte. Oggi che invece è possibile dare spiegazioni si cerca addirittura di dimostrare il contrario, o per ignoranza o per malafede.

Io non penso che chi è al governo non sia consapevole di quello che sta accadendo. Semplicemente, pur conoscendo la realtà, si preferisce continuare a fare gli interessi delle lobby del fossile“.

I 100 scienziati individuano proprio come causa del cambiamento climatico i combustibili fossili.

“Eh. E noi ci troviamo qui con un ministro dell’Ambiente che dice che l’azione dell’uomo è irrilevante. Mi sembra una chiara risposta, in senso antiscientifico, a questi scienziati”.