In Italia il 2023 sarà ricordato come un anno nero per gli incendi: la conferma arriva dai numeri di Legambiente, indice di un vero allarme nel nostro Paese.

Dall’inizio del 2023, secondo le stime dell’associazione ambientalista, sono andati in fumo 51.386 ettari di vegetazione, “equivalenti a oltre 73.408 campi da calcio“. Un dato che risulta fortemente compromesso dai numeri degli ultimi tre giorni: tra il 25 e il 27 luglio sono bruciati ben 31.078 ettari di vegetazione.

A confermare ulteriormente questo parametro è il superlavoro dei vigili del fuoco da domenica 24 luglio ad oggi, venerdì 28 luglio. Più di 3.000 interventi soltanto tra quattro regioni, Puglia, Sicilia, Calabria e Sardegna, con un vero e proprio spiegamento di quasi 10.000 pompieri che si sono alternati nelle operazioni di soccorso. 

Per stilare una classifica definitiva, Legambiente si è avvalsa dei dati satellitari Effis, l’European Forest Fire Information System. Maglia nera per la Sicilia, il territorio dove si sono registrati più incendi nell’anno in corso. Sull’isola sono andati a fuoco più di 41mila ettari, circa l’80% sul suolo nazionale. Seguono Calabria, con 7.390 ettari, Puglia (1.456) e Abruzzo (284 ettari).

Allarme incendi, Legambiente: il più delle volte incendi dolosi

Legambiente passa poi a snocciolare informazioni sugli incendi dolosi nel 2022. In più di 5.200 occasioni le autorità hanno accertato reati di roghi, sia colposi che generici. Ancora una volta la Sicilia, in questo caso insieme alla Calabria, porta la bandiera tra le regioni più colpite da azioni incendiarie. Seguono il Lazio, la Toscana e la Lombardia, che compie un balzo di ben cinque posizioni in graduatoria.

Le città italiane con più illeciti in materia incendiaria sono Cosenza, Palermo, Messina e Catanzaro. Solo in Sicilia e Calabria, rispettivamente, sono andati in fumo 191.386 e 63.196 ettari di superficie, boschiva e non, nel quinquennio 2018-2022.

Al solito l’associazione, oltre a proporre meri e freddi dati, offre anche possibili soluzioni nell’ottica di un efficace contrasto ai roghi. Un piano da 10 priorità, che passano attraverso la prevenzione su più livelli e in maniera continuativa, la gestione e il rafforzamento delle attività investigative.

A gestire gli incendi boschivi potrebbe essere, secondo Legambiente, la Protezione Civile nazionale, garantendo un miglior coordinamento tra le istituzioni e gli attori coinvolti. Ai volontari anche il compito di vigilare sull’applicazione della legge, che sarebbe inasprita con sanzioni più severe. Queste ultime andrebbero ad estendere quelle previste dal Codice Penale per il reato di incendio boschivo a qualunque tipologia di incendio di vegetazione.

Mattarella: “Riflettere sulla necessità di rispettare l’ambiente”

Nel commentare il rapporto, il di Legambiente Stefano Ciafarani pone l’accento sull’importanza di “responsabilizzare e coinvolgere i cittadini“. Proprio questi ultimi possono avere un ruolo di “preziosa parte attiva nella lotta agli incendi ma anche e soprattutto nella partita della prevenzione e informazione”.

Non è certo un caso che l’indagine venga pubblicata proprio in occasione della prima Giornata europea di sensibilizzazione contro gli incendi boschivi. È anche il giorno del 40esimo anniversario dell’incendio di Curraggia, che il 28 luglio 1983 devastò 18mila ettari di terreno intorno a Tempio Pausania, in Sardegna.

Una ricorrenza commemorata anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha auspicato maggior attenzione e rispetto verso “ambiente e natura”. Il capo dello Stato ha ribadito come il nostro patrimonio sia da “tutelare con rigore, attraverso un impegno costante nella cura del territorio e mirate azioni di prevenzione“.