Sorrisi, abbracci, sguardi complici. Qualche lieve impaccio naturale per chi si immerge in una cultura totalmente diversa come quello – raccontato da Ilario Lombardo su La Stampa – della Premier tallonata dai giornalisti americani anche al di là dei momenti ufficiali. Ma ci ha pensato Biden, con complicità e intesa, a fare da scudo e mettere l’ospite a suo agio. Insomma: la prossemica del viaggio americano di Giorgia Meloni non ha fatto altro che confermare le vibe positive dei giorni addietro quando i media – anche americani – hanno decantato l’idilliaco rapporto tra il governo di Roma e quello di Washington. La Presidente del Consiglio d’Italia non ha avuto dubbi nello scegliere da quale parte del mondo stare nonostante le vecchie amicizie e nonostante lacci e lacciuoli che i partner di governo – Lega e Forza Italia – hanno avuto con la Russia di Putin. Atlantismo e posizione pro NATO non sono mai stati in discussione. L’amicizia con l’America, che trova forza anche nel rapporto amicale con Joe Biden (“Sono vicina ai repubblicani – ha detto Meloni – ma ho un ottimo rapporto con Biden“) rende tutto ancor più semplice. C’è una dichiarazione fatta dalla Premier che, forse, più delle altre, fornisce la prova provata di quanto detto. È un passaggio del suo intervento fatto, al fianco dello speaker Kevin McCarthy, dopo il passaggio al Congresso americano:
Molte cose stanno cambiando intorno a noi – ha detto al termine del faccia a faccia – ma c’è qualcosa che alcuni non si aspettavano e cioè che l’occidente è unito e vuole difendere il mondo basato sulle regole. Senza un mondo basato sulle leggi internazionali vivremmo in mondo basato sul caos nel quale chi è militarmente più forte può invadere il vicino e questo non è il mondo nel quale vogliamo vivere: vogliamo vivere in un mondo che rispetti sovranità e libertà.
Via della seta: la situazione
Sono stati almeno quattro i temi affrontati nel bilaterale tra Joe Biden e Giorgia Meloni: la guerra in Ucraina, la situazione africana e mediterranea, quella migratoria, i rapporti con la Cina. Su quest’ultimo tema molto è legato al memorandum cinese che unisce Roma e Pechino. Trattasi dell’accordo sulla nuova Via della Seta che l’Italia ha firmato nel 2019 sotto il governo Conte I. Accordo che scadrà nel marzo del 2024 ma che si rinnoverà ipso iure a meno di una manifesta decisione contraria. Decisione che – lo ha detto ieri Meloni – deve essere presa entro il dicembre di quest’anno:
Dobbiamo decidere entro dicembre, abbiamo una scadenza che è indotta.
Si spiega così, forse, anche così il viaggio che la Premier farà in Cina. Non è chiaro quando ma che si faccia possiamo darlo per certo visto che a dirlo è stata, ieri, proprio lei:
Intendo andare in Cina, sono stata inviata più volte, sarà una delle prossime missioni ma non è stata ancora calendarizzata perché mi devo anche occupare di politica interna.
Un colloquio con Xi Jinping, evidentemente, sarà l’ultimo passaggio formale prima della decisione definitiva che comunque, a scanso di equivoci, dovrebbe essere quella di un’uscita dall’accordo economico e commerciale con la Cina.
Nessuna imposizione da Biden
Su una cosa è stata chiara però Giorgia Meloni che ci ha tenuto per tutto il tempo a rivendicare la propria autonomia e a non farsi schernire (“Non mi sento una cenerentola“). E cioè: la decisione non verrà presa su dettatura di Biden. Così, su questo aspetto, Giorgia Meloni:
abbiamo parlato di via della Seta, di Cina, di come occorre garantire la nostra sicurezza economica, il multilateralismo sostenibile e favorire il dialogo con Pechino perché agisca in modo responsabile. Gli Stati Uniti non ci hanno mai posto la questione di cosa debba fare l’Italia sulla via della Seta. Washington si fida di Roma su tanti temi, anche sul modo con cui tiene i rapporti a livello internazionale.