Si parlava di lui già da qualche stagione, l’esperienza con l’Under 23 della Juventus e il prestito alla Cremonese fino alla consacrazione di quest’anno. Nicolò Fagioli ripercorre la sua carriera in bianconero a Dazn mentre è ancora alle prese con la frattura della clavicola che gli ha impedito di partecipare alla tournèe negli Stati Uniti. Un calvario iniziato al Ramón Sánchez–Pizjuán, durante la semifinale di ritorno di Europa League persa dai bianconeri contro il Siviglia, e che ancora non gli ha concesso una tregua. Il ragazzo è perfettamente guarito ma lo staff medico bianconero ha preferito lasciarlo a Torino visto che ancora non può cimentarsi con i contrasti in mezzo al campo.
Alla Juventus a 13 anni
Una carriera intera in bianconero, Nicolò Fagioli è cresciuto nel settore giovanile della Vecchia Signora fino all’esordio fra i professionisti con la maglia dell’Under 23 in Serie C. Nel 2021 il salto in Serie B in prestito alla sorprendente Cremonese che ha raggiunto una incredibile promozione fino al ritorno alla base agli ordini di Massimiliano Allegri. I primi mesi di ambientamento fino alla fiducia del tecnico che lo ha schierato con regolarità per un totale di ventisei presenze in Serie A e tre reti che sono valse il premio di Miglior Giovane Under 23 da parte della Lega Calcio.
Indossare la maglia della Juventus è un onore, anche quando vai fuori e sei odiato: è motivo d’orgoglio in più Sono arrivato qui che avevo 13 anni, sono quasi nove anni che sono qua. Ho sempre sognato di essere qua. Poi ovviamente devi fare il percorso dal settore giovanile fino alla primavera, poi in Under 23, che è importante perché ti prepara ad entrare nel calcio professionistico. Poi ho fatto un anno fuori in Serie B che mi è servito molto, è stato un anno fortunato perché siamo saliti in Serie A. Poi sono tornato qua e ho avuto le mie possibilità di giocare, sono stato contentissimo. Il sogno poi è la maglia azzurra perché l’Italia è veramente forte. Ce la posso fare, ma ci devo mettere tanta passione a tanto sacrificio.
Ci sono i più grandi che ci trascinano, sono bravissimi a farlo, ci aiutano sempre. La mia immagine può essere fonte d’ispirazione per i ragazzi più piccoli: fare un Under 23, un anno fuori, tornare qua e giocare te lo devi meritare. È stato un percorso bello però poi bisogna fare i conti con la realtà che ci obbliga a dover migliorare. Quest’anno sono cresciuto dal punto di vista dell’attenzione a livello difensivo. Penso che in questo il mister mi abbia fatto crescere molto. In campo ti dà molta tranquillità, non è uno che ti aggredisce quando sbagli tecnicamente, ma è uno che si arrabbia di più quando sbagli l’atteggiamento. Devi stare sempre sul pezzo per tutta la partita, ma se sbagli tecnicamente è il primo a incoraggiarti. Devo invece migliorare ancora a livello di gol, è una qualità che ho. Poi giocare più partite possibili.
Mi piace correre, in campo se vuoi vincere devi correre. Soprattutto devi farti piacere correre dietro gli avversari. Il ritiro è la parte più faticosa della stagione perché devi ricominciare a lavorare dopo un periodo di inattività. Fisicamente non stai come durante il campionato, devi fare più fatica rispetto alle altre settimane durante la stagione. Serve moltissimo per preparare al meglio le prime partite di Serie A per poi arrivare agli obiettivi finali.
Si è messo a disposizione della squadra, Allegri lo ha inserito stabilmente nei tre di centrocampo per sfruttare la sua capacità di inserimento. Eppure i suoi modelli sono tutti registi: cresciuto con il mito di Andrea Pirlo, ora guarda al croato Luka Modric che ha anche affrontato in amichevole.
Amavo Pirlo quando giocava, penso sia stato un fenomeno. Ora guardo molto Modric. Abbiamo fatto l’amichevole in tournée l’anno scorso, è stato incredibile. Ti toglie palla dai tuoi occhi prima che tu cerchi di aggredirlo. I giocatori che invece mi hanno sorpreso sono Theo Hernandez e Rafael Leao del Milan che però non ho potuto ancora affrontarli. Sono dei giocatori incredibili