Emergono novità sulla riforma delle pensioni e sulla quota 41 per tutti dall’ultimo tavolo che si è tenuto nella giornata di ieri, 26 luglio, al ministero del Lavoro di Marina Elvira Calderone alla presenza dei sindacati e del nuovo Osservatorio sulla spesa previdenziale. Nell’incontro si è dibattuto soprattutto di lavoratori rientranti nel sistema contributivo e dei vincoli di pensionamento ai quali sono sottoposti per agganciare i canali di uscita di pensione, sia per la vecchiaia che per l’anticipata.
Ma, ovviamente, si è tornati su quota 41 per tutti, la misura da tempo richiesta dai sindacati per l’uscita dei lavoratori precoci che abbiano iniziato a lavorare in età adolescenziale. La richiesta è quella di liberare la misura dai vincoli anagrafici (quota 103) o dalle condizioni sociali (Ape) che attualmente limitano di molto la platea delle uscite anticipate.
Riforma pensioni 2024, ultime novità su vincoli uscita lavoratori contributivi, Cisl preme per quota 41 per tutti
Sono molteplici i temi delle pensioni trattati dai tavoli di riforma istituiti presso il ministero del Lavoro alla presenza dei sindacati. Nella giornata di ieri si è discusso in particolare dei lavoratori del sistema contributivo, ovvero di chi abbia iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995. Le norme previdenziali di questi contribuenti prevedono due aliquote che limitano l’accesso alla pensione. La prima riguarda l’accesso al pensionamento con un importo della futura pensione di almeno 1,5 volte il trattamento minimo sociale; la seconda riguarda, invece, la pensione anticipata contributiva e la soglia di 2,8 volte per accedere all’uscita a 64 anni di età unitamente a 20 anni di contributi.
Entrambi i paletti potrebbero essere rivisti. Nel caso della soglia dell’1,5 volte rispetto al trattamento minimo, si ipotizza addirittura l’azzeramento, mentre per la pensione anticipata si potrebbe arrivare a un abbassamento. Tra le ipotesi avanzate, vi è anche la possibilità di concedere delle forme di premialità contributive per incrementare le soglie dei lavoratori che abbiano problemi ad arrivare al minimo di pensione.
Pensioni quota 41 per tutti, si farà nel 2024?
L’Osservatorio della spesa previdenziale istituito al ministero del Lavoro dovrà arrivare a proposte di riforma delle pensioni per il 2024 che saranno prese in esame nella prossima legge di Bilancio. Ad oggi, tuttavia, incombe l’enorme peso sulla spesa pensionistica dell’inflazione, che per il 2023 dovrebbe arrivare al 5,6 per cento secondo gli ultimi dati dell’Istat. Ciò significherà che il governo dovrà trovare risorse tra i 12 e i 14 miliardi di euro (secondo le ultime stime) per far fronte all’adeguamento degli assegni, soprattutto di quelli relativi alle pensioni minime.
In questo scenario, è difficile che i pensionati rientranti nel sistema previdenziale “misto” o “retributivo” possano avere grandi chance di uscita con l‘ipotetica quota 41 per tutti, indipendentemente dall’età. Ciò che chiedono in sindacati, in particolare nella giornata di ieri dalla Cisl, è una misura slegata dai vincoli attuali, anche rispetto alla formula della quota 103 che prevede l’età minima di 62 anni. Proprio quota 103 potrebbe arrivare a una proroga anche per il 2024 dopo il termine della sperimentazione al 31 dicembre 2023.
Scivoli previdenziali nella riforma, le ipotesi
Tra gli altri argomenti trattati nella giornata di ieri al tavolo tra governo e sindacati, vi è anche quello degli esodi di uscita per i quali si prevede una razionalizzazione dei vari canali. Ad oggi, infatti, scivoli previdenziali sono previsti nel canale del contratto di espansione, nell’isopensione e nelle singole contrattazioni aziendali di esodo, con anticipi che possono arrivare anche a 7 anni. I tavoli di riforma riprenderanno nel prossimo mese di settembre, precisamente il giorno 5 con i trattamenti di pensione delle lavoratrici (opzione donna) e il 18 con la previdenza complementare.