Nonostante una lieve flessione rispetto al 2021, nel 2022 i cani vengono abbandonati ancora troppo frequentemente in Italia: è la fotografia di Legambiente nel suo rapporto intitolato ‘Animali in Città’.
Giunta alla dodicesima edizione, l’indagine su base nazionale analizza la gestione degli amici a quattro zampe nelle città italiane durante l’anno passato. Nel 2022, dati delle amministrazioni comunali alla mano, si stimano 71mila animaletti abbandonati sul territorio nazionale. Una cifra che segna un -1% rispetto al 2021, anno in cui, però, si era verificato un notevole aumento sul 2020, pari al +43%.
Secondo l’associazione ambientalista, il boom degli abbandoni nel 2021 era subordinato a fattori quali la crisi socioeconomica post pandemia e la conclusione dello smart working al termine dell’emergenza.
Nel 2022 diminuiscono anche le adozioni dai canili. Impietoso il confronto con il 2022: nel giro di due anni si è passati dal 53% al 41%.
Cani abbandonati, Legambiente: in Italia 2 milioni di cani privi di microchip
Un problema, quello dell’abbandono, strettamente legato alla carenza di microchip canini sul territorio nazionale. In tutta la Penisola, infatti, sono almeno 2 milioni i cani non iscritti all’anagrafe. Di questi, più di due terzi (1,5 milioni) si trovano in sole cinque regioni del Centro-Sud: Sicilia, Calabria, Campania, Puglia e Lazio.
Contestualmente a queste informazioni preoccupanti si aggiungono i parametri relativi ai cani vaganti, ossia quelli lasciati liberi di allontanarsi e di girovagare senza alcun controllo, e i randagi. I primi sono tra i 700 e i 400mila in tutta Italia, mentre i secondi, senza alcun proprietario, sono tra i 350 e i 200mila.
Una mancanza di monitoraggio, di regolamentazione e di controlli che restano tra i principali talloni d’Achille per il nostro Paese. Su questo Amministrazioni comunali e Asl sono chiamate a un maggiore impegno, bacchetta l’associazione ambientalista.
Tra le proposte di Legambiente per ridurre il randagismo c’è quella di assumere a tempo indeterminato 10.000 veterinari pubblici entro il 2030. Un’altra ipotesi è quella di migliorare, in tutte le regioni d’Italia, il Sistema Informativo nazionale degli Animali da Compagnia (Sinac), meglio nota come anagrafe unica nazionale obbligatoria per tutti gli animali domestici. Uno strumento indispensabile anche ai cittadini, per prevedere, organizzare e fornire correttamente i servizi necessari.