Era la sera del 27 luglio del 1993 quando si verificava, a Milano, quella che è passata alla storia come la terribile strage di via Palestro. L’evento, che scosse fortemente il capoluogo lombardo così come tutto il resto d’Italia, venne poi inquadrato in quella scia di attentati mafiosi che nei primi anni ‘90 portarono, in tutto, alla morte di 21 persone. Si trattò di un vero e proprio attacco terroristico. Oggi, lunedì 27 luglio 2023, si celebra l’anniversario di questa tragedia.

Strage di via Palestro: storia

Quella sera la città di Milano fu sconvolta dall’esplosione di un’autobomba in via Palestro, presso la Galleria d’arte Moderna e il Padiglione di arte contemporanea. Esplosione che provocò la morte di 5 persone, tra cui 3 Vigili del fuoco. A compiere l’atto si scoprì poi che erano stati i membri del gruppo Cosa nostra.

I libri di storia raccontano che erano circa le 22.40 quando un agente della Polizia locale che si trovava nei pressi del Padiglione di arte contemporanea in via Palestro a Milano notò la strana presenza di una Fiat Uno (che si scoprì in seguito che era stata rubata qualche ora prima). Egli si insospettì in quanto da questa macchina fuoriusciva un fumo biancastro.

Così l’agente decise di chiamare i Vigili del fuoco e richiedere il loro intervento. Essi arrivarono poco dopo sul luogo e accertarono la presenza di un ordigno esplosivo all’interno di questa Fiat Uno. Tuttavia, non passò molto tempo quando, intorno alle 23.00, l’autobomba esplose.

Nel giro di pochi istanti persero la vita 5 persone. Non solo morì l’agente di Polizia che aveva visto l’automobile parcheggiata. Persero la vita anche tre pompieri che erano intervenuti. Inoltre un uomo di origine marocchine che venne colpito da un pezzo di lamiera mentre dormiva su una panchina non lontana da lì.

Ci furono diversi danni anche agli edifici e alle abitazioni circostanti. La stessa Galleria d’arte moderna fu danneggiata. L’esplosione provocò anche il crollo del muro esterno del Padiglione d’Arte Contemporanea. Quella stessa notte, sempre nella zona di via Palestro, si ruppe anche una tubatura che portò poi all’esplosione di una sacca di gas.

Cos’è successo e i responsabili

Nel giro di poco tempo apparve chiaro agli inquirenti il fatto che si trattasse di un attentato a stampo mafioso. Di fondamentale importanza per la ricostruzione di quanto accaduto nella strage di via Palestro furono le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia. Circa 5 anni dopo poi, nel 1998, vennero riconosciuti diversi soggetti e ritenuti esecutori materiali della tragedia.

Furono condannati Cosimo Lo Nigro, Giuseppe Barranca, Francesco Giuliano, Gaspare Spatuzza, Luigi Giacalone, Salvatore Benigno, Antonio Scarano, Antonino Mangano e Salvatore Grigoli. Un paio di anni dopo, nel 2002, sempre grazie ai racconti dei collaboratori di giustizia, furono arrestati anche i fratelli Formoso, ritenuti responsabili di aver aiutato gli esecutori con l’esplosivo.

Nel corso degli anni poi si tennero ancora tanti e diversi processi che portarono alla condanna e all’arresto di altri soggetti coinvolti nella strage di via Palestro. In questa storia infatti colpevoli non erano stati solamente gli esecutori materiali dell’attentato, ma anche chi li aveva aiutati a organizzarlo, a fabbricare l’esplosivo e molto altro ancora.

Chi erano le vittime

Come anticipato all’inizio, a perdere la vita in questa tragedia furono 5 persone innocenti. In primo luogo morì Alessandro Ferrari, l’agente di Polizia locale di Milano che aveva avvertito i pompieri della presenza della Fiat Uno.

Stessa sorte toccò anche ai tre Vigili del fuoco intervenuti sul posto: Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno. Fu raggiunto da una lamiera e perse la vita poco dopo anche un uomo di 44 anni di origine marocchina che dormiva su una panchina in via Palestro. Il suo nome era Driss Moussafir.