Dopo 40 anni senza risposte, il mistero sulla scomparsa di Emanuela Orlandi continua ad essere al centro di uno dei gialli più noti della storia del nostro Paese. La giovane 15enne scomparve il 22 giugno 1983 senza lasciare traccia. Il fratello Pietro Orlandi, il volto della battaglia per avere finalmente delle risposte, è intervenuto a Gazzetta Ladra, il programma di Fabio Camillacci & Lorenzo Capezzuoli Ranchi su Radio Cusano Campus.
“La commissione parlamentare deve partire il prima possibile”
Pietro Orlandi, a distanza di 40 anni, cosa significa aver tirato fuori nelle scorse settimane la questione legata a tuo zio Mario Meneguzzi e alle presunte avances nei confronti di tua sorella Natalina?
“La decisione presa da qualcuno di ritirare fuori la storia di mio zio è un chiaro segnale: la macchina del fango contro di me e la mia famiglia si è rimessa in moto. C’è la volontà da parte di qualcuno all’interno del Vaticano di allontanare il più possibile qualunque tipo di responsabilità interna spostando il tiro sulla mia famiglia. Il loro obiettivo è chiaro: impedire la partenza della Commissione parlamentare d’inchiesta” (ufficialmente, Commissione parlamentare d’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori“, ndr) .
- E così è tornata sul tavolo degli inquirenti anche la pista familiare per trovare delle risposte
E la cosa più imbarazzante è che sia la Procura di Roma che la Procura vaticana stanno lavorando su questa pista familiare nonostante io abbia consegnato al Procuratore vaticano Alessandro Diddi documenti veramente importanti e lo stesso memoriale è stato anche alla Procura di Roma. Sembra una barzelletta quello che stanno facendo; non sembrano persone all’altezza di occuparsi di questa vicenda. Quindi io non mi fido più né della Procura di Roma, né di quella vaticana.
- Quindi? La commissione Orlandi-Gregori sembra più che rilevante.
L’unica speranza a questo punto è che possano partire presto i lavori della commissione parlamentare d’inchiesta. Questa Commissione purtroppo loro (il Vaticano, ndr) non la vogliono perché non possono controllarla, non possono controllare 40 parlamentari, 20 deputati e 20 senatori. E non è un caso che questa Commissione parlamentare stia trovando tanti ostacoli tra emendamenti e altro, soprattutto in Senato.
Il ruolo di Andrea Purgatori nel caso Orlandi (e nella commissione)
- Pietro, sul caso della scomparsa di Emanuela Orlandi fra gli altri ha indagato anche Andrea Purgatori, recentemente scomparso. Credi si tratti di una semplice coincidenza che, dopo aver trovato le gomme della tua auto squarciate e la riapertura delle indagini sul caso, sia morto un giornalista così dentro al caso?
Andrea Purgatori, caro amico mio e della mia famiglia, avrebbe fatto sicuramente parte della Commissione parlamentare come consulente esterno. Lo vidi l’ultima volta il 6 giugno, quando i senatori dubbiosi vollero ascoltare alcune persone per valutare il caso: Purgatori fece uno straordinario intervento mettendo a tacere coloro che ancora avevano dei dubbi ed erano contrari all’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta su Emanuela Orlandi. In particolare due senatori e lo stesso Procuratore vaticano Alessandro Diddi, che ancora oggi sta facendo di tutto per non far partire la Commissione.
- Ti fermeranno?
Io non mi fermerò mai. Andrò sempre avanti, anche se dovessero ripetersi episodi intimidatori, come la foratura delle gomme della mia auto o come la lettera di minacce arrivata a casa di mia madre qualche mese fa: all’interno c’era scritto “pagherai per tutto il male che hai fatto e le cose che hai detto“. Lettera minatoria che abbiamo ricevuto dopo le mie parole su Giovanni Paolo II.”