La sindaca del piccolo comune di Rosà, in provincia di Vicenza, ha deciso di vietare la storica manifestazione organizzata dall’Anpi per ricordare i fratelli Cervi che, nel 1943, dopo la destituzione di Benito Mussolini, organizzarono la cosiddetta “pastasciutta antifascista“, una sorta di grande mangiata per festeggiare la caduta del fascismo. Il motivo? Il nome dell’evento che, secondo la prima cittadina, sarebbe “fuorviante”. Ma l’Anpi ha già fatto sapere di non volersi arrendere, denunciando anche le ritorsioni subite dal Msi.
Rosà (Vicenza), vietata la pastasciutta antifascista: la sindaca si difende dopo le polemiche
Secondo Elena Mezzalira, il nome della manifestazione, “pastasciutta antifascista“ avrebbe potuto essere
richiamo di disordini e di problemi di sicurezza e di ordine pubblico.
Per questo, negli scorsi giorni, aveva deciso di vietarla, non concedendo agli organizzatori l’apposito permesso per usufruire degli spazi che avrebbero dovuto accoglierla, quelli del parco di via Sacro Cuore. A renderlo noto, pubblicando la mail di risposta ricevuta dalla sindaca, era stata l’Anpi, promotrice dell’evento. Nello stesso comunicato, apparso in un post sui social, si rendeva noto un altro fatto: la comparsa, a Porto Burci (sempre in provincia di Vicenza), di una scritta intimidatoria firmata dal Movimento Italia Sociale:
Se manca l’olio lo portiamo noi.
Circostanze che avevano fatto scoppiare una vera e propria bufera. Per questo, intervistata da Fanpage, la sindaca di Rosà ha ora deciso di tornare sulla questione.
Ci era giunta dall’associazione la richiesta di utilizzo di un’area pubblica compresa di parco e casetta di quartiere per la manifestazione, ma a seguito di alcune riflessioni avvenute all’interno della giunta – ha spiegato – non abbiamo autorizzato l’utilizzo del parco per alcuni semplici motivi. Su quell’area vigono dei regolamenti specifici e delle convenzioni che ne disciplinano l’uso. Un uso che si riferisce prettamente alla natura socio-ricreativa degli eventi che vi prendono luogo e non prevede, invece, usi politici.
Al di là degli intenti, anche il titolo della manifestazione, comunque, avrebbe potuto rappresentare un problema, essendo “fuorviante” e quindi “strumentalizzabile”. Da qui la scelta di vietarla, nonostante lei stessa non possa definirsi fascista, si difende.
Sono un sindaco, quello che mi interessa è amministrare il mio paese e far rispettare i regolamenti comunali frutto della democrazia – ha dichiarato -. Non mi sento di essere connotata come fascista perché ho fatto rispettare un regolamento e non credo neanche che per essere antifascisti si debba partecipare alla pastasciutta antifascista.
La reazione dell’Anpi
Nella nota ufficiale diramanta nella giornata di ieri l’Anpi aveva già fatto sapere di non volersi arrendere.
Non smetteremo di denunciare alle autorità competenti e di diffondere unità e cultura,
avevano dichiarato dai vertici. In molti, dopo la notizia del divieto arrivato all’ultimo minuto, avevano mostrato indignazione. La “pastasciutta antifascista”, infatti, non è una novità: a Reggio Emilia si tiene il 25 luglio di ogni anno presso l’Istituto Alcide Cervi di Gattico e attira numerosissimi visitatori. Si tratta di un modo per ricordare i valori antifascisti della famiglia Cervi, quella che per prima, nel 1943, organizzò la manifestazione per festeggiare la destituzione di Mussolini, offrendo a tutti pasta con burro e formaggio: un lusso, per chi, per anni, aveva vissuto in regime di autarchia alimentare.
Rattrista che, per un motivo o per un altro, a Vicenza non si sia fatta. La consigliera regionale dem, Chiara Luisetto, ha parlato di “censura in violazione di ogni principio democratico e repubblicano”, ricordando che, al pari del 25 aprile, anche il 25 luglio andrebbe festeggiato in quanto segnò una “svolta storica, sulla strada che condusse all’Italia repubblicana”.
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