Si è detto pronto a consegnarsi all’Italia e a farsi arrestare, il camionista tedesco che il 30 novembre scorso ha investito e ucciso l’ex campione di ciclismo Davide Rebellin. L’uomo, 62enne, si trova attualmente in Germania, dove era fuggito subito dopo l’incidente, evitando la cattura. Secondo il suo legale, a breve potrebbe tornare a Vicenza, velocizzando le operazioni per l’estradizione. È accusato di omicidio stradale aggravato dalla fuga. L’accusa gli contesta anche la frode processuale, per ora esclusa dal gip che ne ha disposto il fermo.

Pronto a consegnarsi all’Italia il camionista tedesco che uccise Davide Rebellin in un incidente

L’autotrasportatore, di nome Wolfgang Rieke, era stato rintracciato e fermato dalle autorità tedesche nel mese di giugno, dopo essere sfuggito alla cattura per mesi interi, in seguito all’incidente con cui, nel novembre scorso, aveva provocato la morte di Davide Rebellin, volto noto del ciclismo, a Montebello di Vicenza. Il 6 luglio il tribunale di Hamm, in Renania Vestfalia, ne aveva poi approvato l’estradizione.

Ma le operazioni potrebbero velocizzarsi se l’uomo, come ha fatto sapere nelle scorse ore il suo avvocato, dovesse decidere di consegnarsi spontaneamente all’Italia e farsi arrestare, venendo processato. È accusato di omicidio stradale aggravato dalla fuga.

Stiamo organizzando il suo arrivo in Italia – ha fatto sapere il legale che lo sostiene nel nostro Paese, l’avvocato Andrea Nardini -. Deve essere concordato con le autorità tedesche, visto che attualmente Rieke ha l’obbligo di firma in commissariato. Il fatto che abbia chiesto di essere consegnato è un’ulteriore dimostrazione di come non ci troviamo di fronte a un mostro, un cinico investitore che tenta in tutti i modi di sottrarsi alle proprie colpe. È consapevole che l’estradizione coinciderà con il suo trasferimento in carcere, ma è pronto a rispondere delle proprie responsabilità di fronte alla giustizia italiana.

La ricostruzione dell’incidente

I fatti risalgono al 30 novembre scorso. Rebellin era uscito in bici per allenarsi quando, nei pressi di una grande rotatoria, a Montebello di Vicenza, era stato travolto dal camionista – che aveva svoltato senza mettere la freccia, dopo averlo affiancato -, morendo sul colpo. Rieke, sconvolto, era stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza mentre si dava alla fuga, dopo aver appreso che alcuni passanti si erano messi in contatto con le autorità.

Stando alla ricostruzione dell’accusa, dopo aver investito la vittima e aver appurato che fosse morta, avrebbe tentato di lavare le tracce ancora presenti sul paraurti, strofinandone via il sangue. Poi, una volta fuggito in Germania, avrebbe eliminato i restanti residui dalla motrice utilizzando un detergente concentrato. Per questo il pm di Vicenza, Roderich Blattner, gli ha contestato anche la frode processuale, sostenendo che abbia tentato di depistare le indagini, eliminado gli indizi che lo incastravano.

Ipotesi di reato che per ora il gip che ne ha disposto l’ordinanza cautelare in carcere ha deciso di non riconoscergli. Secondo lui, i tentativi dell’uomo di nascondere le tracce dell’incidente non erano volti ad ingannare gli inquirenti, bensì a proteggersi da “una situazione di pericolo per la libertà o l’onore proprio”. Di recente il suo caso è stato paragonato a quello della turista tedesca di 31 anni che a Santo Stefano di Cadore, in provincia di Belluno, ha travolto e ucciso tre componenti di una famiglia veneziana, tra cui un bambino di due anni.

Angelika Hutter, questo il suo nome, è ricoverata in psichiatria e piantonata h24. Agli inquirenti ha detto più volte di trovarsi “in un baratro”. Potrebbe aver accelerato, provocando l’incidente, perché scarsamente capace di contenere l’ira.

Leggi anche: Angelika Hutter, chi è la donna arrestata per aver provocato l’incidente di Santo Stefano di Cadore