Napoli, paziente aggredisce dottoressa con cui aveva “perso il rapporto di fiducia”. Si torna così a parlare dell’annoso tema delle aggressioni e delle violenze (di varia tipologia) ai danni di medici e di membri del personale sanitario. Questa volta il fatto si è verificato a Castellammare di Stabia, nota località alle porte del capoluogo campano.

Napoli, paziente aggredisce dottoressa a Castellammare di Stabia: cos’è successo

A denunciare l’aggressione in questione è stato oggi, mercoledì 26 luglio 2023, lo Smi, il Sindacato dei medici italiani. In una nota pubblica il segretario nazionale Asl Na 3 Sud, il dottor Raffaele D’Arco ha raccontato quanto successo ai danni di una collega che, stando a quanto si apprende, sarebbe stata lasciata sola nonostante avesse già mandato, svariati giorni prima dell’aggressione nei suoi confronti, una segnalazione.

Raffaele D’Arco racconta che il fatto si è verificato nei confronti di un medico di Castellammare di Stabia, comune della città metropolitana di Napoli. In particolare si tratta di una dottoressa iscritta allo stesso Sindacato dei medici italiani e che ha raccontato ai suoi colleghi quanto accaduto.

Nella nota, il segretario ha spiegato che tra la professionista aggredita e la paziente si era perso il rapporto di fiducia. Secondo quanto raccontato infatti sembra che il medico avesse già mandato un segnalazione agli organi di competenza, ma senza ottenere indietro alcun risultato concreto. Ecco quello che si legge nel documento reso pubblico oggi:

Un’anziana paziente, con cui si era già perso il rapporto di fiducia e di cui ad inizio mese era stata inviata al distretto la ricusazione, si è presentata allo studio della dottoressa. In breve: dalla discussione verbale si è giunti all’aggressione fisica a cui la collega non ha risposto, nonostante la distruzione di vari ed importanti arredi ed attrezzature dello studio.

Nella nota si racconta che prima ci sarebbero state delle molestie verbali ai danni della professionista. Poi la paziente sarebbe passata all’aggressione fisica. A questa però il medico non ha replicato. Tutto ciò è avvenuto nello studio della dottoressa.

Come sta la dottoressa aggredita

D’Arco ha proseguito raccontando che sono intervenute diverse persone presenti nella sala d’attesa. Tali interventi però si sono rivelati inutili poiché la paziente avrebbe continuato lo stesso ad aggredire la dottoressa. Nella nota infatti si legge ancora:

Sono intervenuti, inutilmente, anche altri pazienti presenti in attesa. Solo dopo l’intervento dei carabinieri, la situazione si è calmata.

Il medico aggredito si è poi recato al pronto soccorso dello stesso ospedale dove lavora. Qui i suoi colleghi hanno riscontrato diversi traumi, in particolare al torace. Alla dottoressa sono stati dati 7 giorni di prognosi. Ora le sue condizioni sono stabili. La donna aggredita è fuori pericolo e, con ogni probabilità, nei prossimi giorni si riprenderà pienamente.

Ciò che ha preoccupato e continua a preoccupare il Sindacato non è solo l’aggressione verbale fisica, ma anche soprattutto il fatto che la donna avesse già il 5 luglio scorso mandato agli organi di competenza una Pec contenente la ricusazione della paziente. E, dopo oltre due settimane di tempo, la situazione era rimasta la stessa.

Il segretario nazionale Asl Na 3 Sud, il dottor Raffaele D’Arco, ha affermato:

Ci lascia basiti il fatto che la collega medico avesse già il 5 luglio scorso inviato al distretto sanitario una lettera Pec di ricusazione della paziente. Dopo 20 giorni nulla è cambiato. Si è continuato a lasciare sola una donna medico davanti al rischio di aggressioni violente.

Il Sindacato ha concluso parlando della necessità all’interno di questa società di ristabilire un rapporto di rispetto e collaborazione tra pazienti e personale sanitario per dire basta a questo tipo di aggressioni. Un ruolo importante in tutto questo lo hanno le istituzioni. D’Arco ha concluso infine in questo modo

Siamo convinti che bisogna impegnarsi nella società per ristabilire un nuovo patto di rispetto reciproco tra pazienti, personale medico-sanitario e istituzioni. Per realizzare queste condizioni è indispensabile un forte rilancio della medicina del territorio e la piena valorizzazione della medicina generale, nonché di quella ospedaliera, garantendo la capillarità dei servizi su tutto il territorio nazionale, implementando gli organici e assicurando stipendi ai medici italiani in media con quelli degli altri Paesi europei.

L’intervento del ministro Schillaci

Non è mancato oggi, proprio a proposito di questa aggressione, il commento del ministro della Salute. Orazio Schillaci, a margine dell’evento di Legacoop dedicato alla dieta mediterranea in corso oggi a Roma, ha proposto di aumentare i presidi di polizia all’interno delle strutture sanitarie.

Io credo che serva aumentare i presidi di polizia in ospedale e pronto soccorso. Penso sia il deterrente migliore. Ne parlerò con il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi oggi stesso. Abbiamo inasprito le pene. Ma non è sufficiente. È un problema culturale. Bisogna far capire che i medici e gli operatori sanitari stanno in ospedale e al pronto soccorso per prendersi cura delle persone.