Il governo Meloni continua a fare i conti sulla giustizia. E non solamente perché l’esecutivo ha in mano il dossier per riformarla: il Ddl Nordio, infatti, approvato in Consiglio dei ministri, è pronto ad approdare al Parlamento e sottoporsi all’iter legis. Ma anche perché con la giustizia sta facendo i conti: prima il caso Delmastro – il Sottosegretario ha ricevuto l’imputazione coatta dal Gip per via del caso Cospito – poi quello di Leonardo Apache La Russa – figlio del Presidente del Senato, accusato di stupro – e nel mezzo la vicenda Santanché. La Ministra del Turismo, proprio oggi, sarà in aula per la votazione della mozione di sfiducia – proposta dal Movimento 5 Stelle – per l’indagine Visibilia che l’ha esposta ad una indagine per truffa ai danni dello Stato. Nuovo capitolo, dunque, nel filo diretto che lega governo e giustizia. Un capitolo che tocca una figura fuori dalla politica ma legata ad essa: Renato Brunetta, Presidente del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro), nominato proprio dal governo Meloni.
Brunetta indagato: il motivo
A portare in luce la questione è Repubblica che sulla sua edizione odierna racconta di un sospetto scambio di denaro tra Renato Brunetta, quando costui era Ministro della Pubblica Amministrazione del governo Draghi, ed il suo Vice Capo di gabinetto. È questa la tesi dei pm che avanza, nei confronti dell’ex Ministro, le accuse di falso e di finanziamento illecito ai partiti.
L’indagine avrebbe fatto emergere che l’ex esponente di Forza Italia era socio, così come il suo Vicecapo di gabinetto, di un’azienda si occupa di commercializzare diversi prodotti sanitari. Il Vicecapo di gabinetto avrebbe acquistato – leggiamo su Repubblica – quote di questa azienda, appartenenti proprio a Renato Brunetta, per una cifra di 60 mila euro. L’operazione è stata ritenuta sospetta e cela l’aggravamento di una presunta contraffazione di alcune carte volta a nascondere la transazione il che spiegherebbe, evidentemente, l’accusa di falso. Scongiurata, invece, l’accusa di corruzione da cui erano partiti i pm.
Renato Brunetta ha ricevuto l’avviso di garanzia poche settimane fa con la chiusura dell’indagine: l’inchiesta, quindi, è alle battute finali. Repubblica, infatti, fa sapere che, mentre i pm (Fabrizio Tucci e Gennaro Varone) si preparano a chiedere il rinvio a giudizio, l’avvocato dell’ex Ministro depositerà una memoria per tentare di evitare che il presidente del Cnel finisca a processo. L’avvocato (Franco Coppi) sottolinea che:
Abbiamo documenti che a nostro avviso potranno dimostrare nelle opportune sedi l’infondatezza dell’accusa.
La difesa dell’ex Ministro
È intervenuto in difesa anche Renato Brunetta in persona. L’ex Ministro della Pubblica Amministrazione, contattato da Repubblica, ha commentato:
È stata una vendita regolare conclusa con chi aveva il diritto di comprare, la compagna del Vicecapo di gabinetto vantava un diritto di prelazione.
Sulla natura della vendita, poi, ha aggiunto:
La vendita è stata conclusa a un prezzo congruo, i reati di corruzione e illecito finanziamento sono stati archiviati dal Tribunale dei ministri che ha sottolineato come l’intera vicenda sia, in realtà, un semplice rapporto tra privati.
Così, Brunetta, in conclusione:
Nonostante ciò, la procura continua ad indagare. Ho presentato un’ampia memoria attraverso la quale confido di aver chiarito tutto, non credo sia un reato per un ministro vendere delle quote societarie anche perché con quei soldi non ho finanziato attività politiche o elettorali.