Saviano, programma sospeso: è ufficiale. I vertici della Rai hanno preso questa decisione. Il programma dello scrittore napoletano “Insider, faccia a faccia con il crimine” non andrà in onda, come inizialmente previsto, dal mese di novembre in poi su Rai 3. La scelta presa da viale Mazzini è arrivata nelle ultimissime ore e sarà presto annunciata in via ufficiale dall’amministratore delegato della televisione pubblica Roberto Sergio.

Saviano programma sospeso: la decisione

“Insider, faccia a faccia con il crimine” non andrà in onda, nonostante siano state già registrate quattro puntate. La decisione verrà ufficializzata nel corso della giornata di oggi, mercoledì 26 luglio 2023, dall’ad dell’azienda, il quale ha preso atto di alcune affermazioni rivolte da Roberto Saviano al leader della Lega e attuale ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini.

Non molti giorni fa, proprio a proposito delle dichiarazioni dello scrittore contro il vicepremier, Forza Italia aveva presentato un’interrogazione in commissione di Vigilanza Rai e aveva chiesto appunto la sospensione del programma. Sospensione che di fatto è arrivata.

Ad anticipare l’uscita di Roberto Saviano dalla Rai è oggi il Corriere della Sera, il quale rivela appunto che proprio le parole pronunciate dall’autore napoletano nei confronti di Matteo Salvini sarebbero state centrali nel prendere questa drastica scelta. Il giornale inoltre anticipa la motivazione che sembra esserci dietro a questa decisione di sospendere il programma “Insider”. Programma che sarebbe dovuto andare in onda a partire da novembre 2023 su Rai 3.

Il motivo

La scelta assunta dai vertici della Rai nelle ultime ore sembra riguardare il linguaggio usato dal giornalista. Un linguaggio che, a quanto si apprende, non sarebbe compatibile con il Codice etico su cui si basa il servizio televisivo pubblico nazionale. Secondo i capi di viale Mazzini, lo scrittore avrebbe utilizzato, in più occasioni, parole non adatte e non consone al Codice.

Tutto dunque sembra essere riconducibile proprio a questo “linguaggio non compatibile con il Codice etico” dell’azienda. Pare così che verrà riutilizzata la stessa linea usata in precedenza per l’editorialista di Libero Filippo Facci. Questi aveva rilasciato delle dichiarazioni nell’ambito del caso del figlio di Ignazio La Russa che avevano fatto discutere e lo avevano poi allontanato dalla Rai. Il suo nome però, a differenza di quello di Roberto Saviano, non era già comparso nei palinsesti televisivi.

Lo scambio di tweet tra Saviano e Salvini

Al centro dell’interrogazione in commissione di Vigilanza Rai chiesta da Forza Italia e della decisione arrivata oggi riguardo il programma di Roberto Saviano ci sono diverse dichiarazioni rilasciate dallo scrittore e giornalista. Nelle scorse settimane egli si era “sfidato a colpi di tweet” sui social con il ministro e vicepremier Matteo Salvini.

Tutto era partito quando il segretario del Carroccio aveva commentato la candidatura di Carola Rackete alle elezioni europee del 2024. L’autore napoletano aveva risposto a Matteo Salvini definendolo “ministro della Mala Vita”.

Salvini mente come respira. Ministro della Mala Vita. [.,.] Carola Rackete non ha mai compiuto nessun atto ostile e che anzi ha reagito nel rispetto della vita umana mentre lui […] è stato protetto dai suoi sodali in Parlamento, bande parlamentari che sono la forza delle sue menzogne.

Subito dopo c’era stata la reazione non solo del segretario della Lega, ma di tutto quanto il centrodestra. Salvini aveva risposto a sua volta al giornalista in questo modo:

Per il Signor Saviano io sarei il “ministro della Mala Vita”… Altro insulto e altro odio? Altra querela.

Ma i tweet non si erano fermati di certo qui. Roberto Saviano aveva, tra le altre cose, ricordato la figura fatta da Matteo Salvini riguardo al caso di Feliciana Chimenti, la donna morta dopo il parto per un tumore. Lo scrittore aveva accusato il ministro di aver diffuso fake news solo per raccogliere consensi e avere qualche like.

Lo sciacallaggio sui social è un fenomeno radicato con cui fare i conti, genera o acuisce sofferenze. Quando lo sciacallo è un ministro, tutto diventa ancora più intollerabile.

Per il momento però è bene precisare che non sappiamo con esattezza quali siano le frasi ritenute “non consone al Codice etico” della televisione pubblica. Per il momento si parla in generale di un linguaggio non adatto di Roberto Saviano. Probabilmente si potrebbe fare riferimento in questo caso a dichiarazioni come “ministro della Mala Vita”.

Ricordiamo inoltre che nel 2020, lo scrittore di “Gomorra” in una puntata di ‘Piazzapulita’ si era riferito alla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni chiamandola “bastarda“.

Vi sarà tornato alla mente tutto il ciarpame detto sulle Ong: taxi del mare, crociere… ma viene solo da dire bastardi. A Meloni, a Salvini, bastardi, come avete potuto? Come è stato possibile tutto questo dolore descriverlo così? Legittimo avere un’opinione politica ma non sull’emergenza