L’ufficialità era arrivata già da qualche giorno, Riccardo Saponara all’Hellas Verona per una stagione con rinnovo automatico in caso di salvezza. Giocatore offensivo capace di muoversi sia a centrocampo che in attacco, lascia la Fiorentina con l’amarezza della sconfitta in finale di Conference League per tornare a lottare per la salvezza. Sarà l’elemento di esperienza su cui potrà contare Marco Baroni per affrontare un campionato che vede nei pronostici la formazione del Presidente Setti nuovamente invischiata nella zona retrocessione.

Dall’Europa alla salvezza

Un rapido corteggiamento e subito la firma, Riccardo Saponara all’Hellas Verona è stata una trattiva veloce che ha visto la soddisfazione di entrambe le parti. Dopo l’avventura alla Fiorentina con Vincenzo Italiano, il trequartista si rimette in discussione agli ordini di Marco Baroni.

Sinceramente avevo già avuto modo di parlare con il Direttore Sogliano nei mesi passati, ed ero a conoscenza della sua stima nei miei confronti. Da quando ho avuto l’opportunità di venire qui ne sono sempre stato convinto, già prima che arrivasse mister Baroni. La piazza mi ha sempre attratto per la sua storia e per il calore dei tifosi. Non ho mai avuto ripensamenti, sono stato deciso fin da subito su questa scelta. Ho ritrovato una linfa che stava scemando negli ultimi anni, le ultime due stagioni a Firenze ho avuto le mie soddisfazioni. Sono cresciuto, ho riscoperto la capacità di interpretare un ruolo diverso. Oggi sono consapevole delle mie qualità, e voglio dare continuità alle ultime tre stagioni per dare il mio contributo alla squadra. Mi carica l’idea di lottare per la salvezza, mi dà entusiasmo e responsabilità allo stesso tempo. Sarà un campionato diverso rispetto ai miei ultimi due, ma negli anni precedenti ho giocato in squadre dove l’obiettivo era quello di salvarsi come lo sarà in questa stagione. Penso di sapere cosa mi aspetta. La stagione scorsa ci farà partire con un’attenzione e un’aspettativa diversa, senza dimenticare che sul campo dovremo avere la nostra identità. Il mister è focalizzato su questo, ha un’idea molto precisa di gioco, e penso che oggi le squadre che hanno l’obiettivo di salvarsi debbano presentare la propria identità in campo“.

Sarà l’uomo in più, il giocatore di talento e esperienza che si metterà al servizio della squadra con l’obiettivo della salvezza magari senza il brivido finale patito nella scorsa stagione con lo spareggio contro lo Spezia.

Credo che il progetto tecnico del mister possa ricalcare un po’ quello dei miei ultimi due anni alla Fiorentina. Mister Baroni conosce le mie caratteristiche: sono un giocatore che può svariare sulla trequarti in tutte le zone. Sarà lui a decidere dove posizionarmi. Non me la sento di definirmi un leader perché credo sia un’etichetta che vada conquistata, se lo diventerò mi sarà riconosciuto dagli altri. Mi sento nella condizione di poter dare il mio contributo, vista la mia esperienza. Il percorso che ho affrontato negli ultimi anni mi ha fatto crescere molto, cercherò di dare una grossa mano a chi mi sta intorno, ai miei compagni. Ho trovato un ambiente che non sembra arrivare da una salvezza conquistata a uno spareggio. Un gruppo di giocatori che va forte, che lavora tanto e ha consapevolezza dei propri mezzi. Tanti ragazzi giovani che hanno qualità e che si stanno facendo conoscere con tanta voglia di emergere, con un allenatore capace di guidarci e di far emergere le nostre qualità“.

Trentadue anni che compirà a dicembre, si mise in luce come trequartista nell’Empoli di Maurizio Sarri tanto da convincere il Milan a portarlo in rossonero dove però le cose non funzionarono. Iniziò un lungo pellegrinaggio in giro per l’Italia con la nomea del talento inespresso.

Il mio bilancio personale è positivo perché ho affrontato tante tappe che all’inizio della mia carriera non avrei pensato di dover affrontare. Mi sono tolto tante soddisfazioni, sia nei miei confronti che in quelli della mia famiglia. Ho avuto le mie opportunità, e ognuna di esse mi ha insegnato qualcosa. Forse ho sbagliato in qualche scelta o a volte nella gestione del mio fisico, un fattore che può avermi giocato contro, non mi sono gestito nel migliore dei modi in alcune situazioni per la smania di voler giocare. La cura del mio corpo e dell’aspetto psicologico delle partite è qualcosa che ho imparato nel tempo. C’è chi nasce pronto e chi ci arriva più tardi. Non ho rimpianti, ho fatto il mio percorso di crescita. Oggi sono cresciuto, ho investito su di me, sulla mia persona. Penso di essere in grado di trovare le mie motivazioni da solo, e addirittura mi ritrovo dall’altra parte ad essere io a motivare gli altri“.