Dopo l’arresto di quattro persone, emergono nuovi, inquietanti dettagli sull’omicidio che a Conegliano, in provincia di Treviso, ha strappato alla vita Margherita Ceschin. Secondo gli inquirenti, l’ex marito della vittima – fermato negli scorsi giorni insieme a tre dei suoi presunti complici (due sono ancora ricercati) -, avrebbe premeditato il delitto nei minimi dettagli, iniziando a pensarci dal 2017.
L’omicidio di Margherita Ceschin a Conegliano è stato premeditato
I fatti risalgono al 24 giugno scorso. Margherita Ceschin, 72 anni, era stata trovata senza vita all’interno del suo appartamento a Conegliano, in provincia di Treviso. A dare l’allarme, chiedendo a un vicino di casa di andare a controllare se stesse bene, erano state alcune sue amiche che, non vedendola arrivare all’appuntamento concordato per cena, si erano preoccupate.
All’inizio si era ipotizzato che l’anziana fosse morta a causa di un malore. Era stata l’autopsia, più tardi, a mettere in luce la verità: Ceschin era stata uccisa da qualcuno che, dopo averla tramortita con un colpo alla tempia sinistra, l’aveva soffocata con un cuscino. Forse, si era detto, in seguito a una rapina. Per la vicenda, alla fine, sono stati arrestati in quattro, incluso l’ex marito.
In due, secondo la ricostruzione, si sarebbero introdotti a casa della donna dal terrazzo del suo appartamento, presumibilmente dopo essere stati assoldati dall’uomo con cui, dal 2017, l’anziana stava separandosi, un certo Enzo Lorenzon, di 79 anni, aiutato dall’attuale compagna. Coloro che indagano sono convinti che l’uomo, finito in manette negli scorsi giorni, avesse premeditato il delitto già da un po’.
Cominciava a pensarci almeno sei anni fa. La premeditazione inizia sicuramente prima del 14 giugno, quando viene accertato il primo sopralluogo nella casa della Ceschin – ha spiegato il procuratore Marco Martani -. Pensiamo che ci siano altre due persone coinvolte, stiamo anche lavorando per potenziare il quadro indiziario degli altri già fermati.
Oltre a Lorenzon, sono stati fermati una 32enne di origini dominicane, Dilesy Luciano Guzman, e due suoi connazionali, Sergio Antonio Luciano Lorenzo, di 38 anni, e Juan Maria Guzman, 41enne, trovato in possesso di ingenti quantità di cocaina. Uno di loro dovrebbe essere interrogato già nella giornata di oggi, 25 luglio, e potrebbe rilasciare dichiarazioni spontanee. A riportarlo è il Gazzettino, che cita ancora una volta il procuratore, che ha dichiarato:
L’attuale compagna di Lorenzon riteniamo abbia avuto un ruolo importante tra lui e gli esecutori materiali.
Il movente dell’omicidio
In pratica, secondo gli inquirenti, Lorenzon si sarebbe servito dell’aiuto della donna, la 32enne arrestata, per mettersi in contatto con coloro che avrebbero eseguito materialmente il delitto: oltre alle due persone fermate, ce ne sarebbero altre due, fuggite all’estero passando per Ventimiglia – a bordo dell’auto di Lorenzon – il giorno successivo al delitto. Il movente? La fine del matrimonio con Ceschin, che aveva da poco ottenuto un assegno di mantenimento particolarmente ingente, di 10mila euro al mese.
L’anziana lo aveva già denunciato, in passato, per ingiurie e minacce. Alla fine, però, non c’erano state misure di protezione a suo favore. Se ciò fosse avvenuto, forse la donna sarebbe ancora viva. È stata uccisa, invece, in cambio di 25mila euro. A mettere gli inquirenti sulle tracce dei suoi assassini sarebbero state alcune intercettazioni telefoniche.
Dobbiamo fare attenzione, e ripulire la macchina,
dicevano i sicari. Più volte, nei giorni immediatamente precedenti e successivi al delitto, sarebbero stati immortalati nelle vicinanze dell’abitazione della 72enne e poi a casa di Lorenzon. Ricostruendo i rapporti tesi che legavano all’uomo alla vittima si è riusciti a mettere insieme i pezzi mancanti del puzzle.
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