Per l’ex magistrato Otello Lupacchini non ci sarebbero collegamenti tra il caso della scomparsa di Emanuela Orlandi e la banda della Magliana. E le dichiarazioni rilasciate da Marcello Neroni – l’uomo che nel famoso audio citato da Pietro Orlandi criticava esplicitamente Papa Wojtyla per la sua condotta morale – sarebbero da verificare.
Emanuela Orlandi e la banda della Magliana: per l’ex pg Lupacchini non ci sono collegamenti
L’ex pg, intervistato dal Quotidiano Nazionale, ha lavorato, negli anni, a inchieste di massima importanza, come quelle relative agli omicidi del pm Mario Amato e del banchiere Roberto Calvi. Ma si è anche occupato della prima, grande retata orchestrata ai danni della banda della Magliana, l'”operazione Colosseo”, datata 1993, che portò all’arresto di decine di persone.
Persone che nel tempo ha avuto modo di sentire più volte. E che, secondo lui, non sarebbero coinvolte in alcun modo nella sparizione di Emanuela Orlandi, la ragazza vaticana di cui non si hanno tracce dal 22 giugno 1983.
Ho interrogato tutti coloro che erano ancora in vita, persone che avevano interesse ad accreditarsi come collaboratori per usufruire dei benefici, dovevano dire qualcosa di verificabile per cui uscì fuori tutta una serie di dichiarazioni su Pecorelli, o Andreotti o Vitalone, o sui movimenti eversivi, ma nessuno ha mai adombrato alla vicenda di Emanuela Orlandi,
ha spiegato, giudicando inattendibili (come già era successo in passato) le dichiarazioni rilasciate agli inquirenti da Sabrina Minardi, ex compagna di Enrico De Pedis, storico volto dell’organizzazione, che disse di aver partecipato ai primi momenti del rapimento della ragazza, da rinviare a una sorta di “scambio” tra la Banda e lo Ior, che amministra il denaro vaticano.
Come le sue, anche quelle di Marcello Neroni, secondo Lupacchini, andrebbero riviste. Il riferimento è all’audio – più volte citato da Pietro Orlandi -, in cui l’uomo, ex sodale di De Pedis, esprime pesanti giudizi su Papa Giovanni Paolo II.
Nella registrazione, acquisita dal Vaticano, Neroni accenna al traffico di pedofilia – insito nella Chiesa – di cui la 15enne potrebbe essere stata vittima. Per questo il promotore di giustizia Alessandro Diddi, che è tornato a lavorare al caso per volere di Papa Francesco, avrebbe deciso di convocarlo e ascoltarlo.
In maniera molto chiara io avevo scritto nella ordinanza di rinvio a giudizio che (Neroni, ndr) era un ‘souffleur’, una spia che giocava su più tavoli vicino a certi personaggi eminenti della polizia e dei servizi di cui si faceva scudo anche nel processo. Una indagine che voglia essere seria e puntuale dovrebbe stabilire ora per allora perché in quel momento, con quell’incontro e con quelle modalità, Neroni fa quelle dichiarazioni,
ha dichiarato l’ex pg.
Il ruolo della commissione parlamentare d’inchiesta
Ci sarebbe un modo per sciogliere tutti i nodi sulla vicenda, secondo il magistrato: approvare, finalmente, la costituzione della commissione parlamentare d’inchiesta che ha ricevuto il via libera dalla Camera ed è ora bloccata al Senato, che potrebbe fare luce sul caso di Emanuela Orlandi, ma anche su quello di Mirella Gregori, scomparsa, sempre a Roma, appena un mese prima.
Di fronte a una commissione parlamentare di inchiesta, molti interrogativi che non è possibile sciogliere in chiave giudiziaria potrebbero essere risolti, il giudice è uno storico dalle mani legate, e il fatto che la commissione abbia gli stessi strumenti non può portare ad equipararla all’autorità giudiziaria,
ha affermato, negando con fermezza la possibilità – temuta invece da Diddi – che il lavoro della Commissione possa sovrapporsi, limitandole, alle due inchieste già in corso: quella del Vaticano e quella della Procura di Roma, da poco tornati ad indagare.
La commissione di inchiesta non può condizionare in negativo l’accertamento giudiziale, a meno che questo non abbia già una tesi preconfezionata,
ha concluso.