La Spagna è caduta nell’incertezza post voto. Le elezioni politiche di domenica, infatti, non hanno evidenziato un vincitore netto. Il partito più votato è stato il Partito Popolare di Feijóo, ma è una vittoria di Pirro. È il Psoe del presidente uscente Pedro Sanchez – secondo partito più votato ma in crescendo rispetto alle precedenti consultazioni – ad avere tra le mani la possibilità concreta di riuscire a mettere in piedi una maggioranza di governo. Potrebbe farlo con Sumar di Yolanda Diaz ed altri partiti regionalisti: ERC, EH Bildu, BNG, PNV e il sì o l’astensione di Junts. Hanno questa consapevolezza in casa socialista ed è per questo, forse, che le dichiarazioni vanno nella direzione di una investitura di potere. Lo ha fatto ieri Pedro Sanchez che ha escluso la possibilità di un ritorno alle urne (è una delle possibilità, prevista dalla Costituzione, qualora non si trovasse una maggioranza in grado di ottenere la fiducia alla Camera) ma si è detto convinto di poter governare. A fargli eco è María Jesús Montero, Ministra dell’Economia uscente e Vicesegretaria del Psoe, in una intervista a La Ser.

Il Psoe al governo di Spagna: “Le urne dicono questo”

Secondo María Jesús Montero non ci sono dubbi: “Garantiremo stabilità e governabilità aprendo la maggioranza”. Questo perché, dice, gli spagnoli hanno indicato questo sulla scia dell’esito delle urne:

Una maggioranza progressista ha scelto di continuare con le politiche del governo Sánchez e ha rifiutato un tentativo di portare avanti la politica trumpista di PP e Vox. L’unica lettura che si può fare è che vince chi può confermare il governo ed è quello che spero possiamo annunciare che il Psoe fa attraverso il consenso.

Il Psoe, quindi, cerca continuità. Pedro Sanchez fiuta l’occasione di poter restare al potere e cerca già di intestarsi come Presidente in pectore. Ma si deve procedere step by step:

Ogni cosa ha il suo tempo e ora tocca alla formazione del Congresso dei Deputati. Per portare a buon fine una trattativa bisogna avere discrezione. Continueremo a lavorare con discrezione.

Contattati in corso

Nel frattempo, nel sottobosco della politica spagnola, vanno in scena i contatti tra tutte le parti politiche. Ognuna fa il suo gioco nel tentativo di capitalizzare, come si può, il risultato elettorale. I discorsi sono in essere anche tra i due partiti principali: il Psoe di Pedro Sanchez e d il Partito Popolare di Alberto Núñez Feijóo. Le parole, su questo, di María Jesús Montero:

Non so come sia stato il contatto tra Feijóo e Sánchez. Spero che il PP abbia preso atto di cosa significano queste elezioni. La lettura è che la società rifiuta una forma di politica che è il trumpismo che domina la politica spagnola. Il PP sa di non poter garantire la governabilità del Paese. Finché rimarranno invischiati in quella politica (il riferimento è all’estremismo di destra incarnato da Vox, ndr) non saranno consapevoli della profonda riflessione che dovrà essere fatta nel PP dopo aver letto i risultati.

Il PNV dà una mano a Sanchez

Nel frattempo, i posizionamenti che vengono dagli altri partiti che hanno fatto accesso alla Camera portano altra acqua al mulino del Psoe. Il PNV (Partito Nazionalista Basco) ha emesso un comunicato in cui afferma di non voler negoziare in alcun modo con il PP. Feijóo, senza i 5 deputati del PNV, non avrebbe più i modi per raggiungere la maggioranza. Nemmeno quella relativa che diventa necessaria, per ottenere la fiducia della Camera, in seconda votazione dopo – e se – alla prima chiamata il Presidente incaricato dal Re non ottiene la maggioranza assoluta fissata a 176. Con il Pp virtualmente fuori dai giochi è nelle mani del PSOE la possibilità di formare un governo. Sanchez ci spera, mentre il fantasma del ritorno alle urne aleggia sul Congreso de los Diputados.