Nuovo capitolo nell’ambito della battaglia all’introduzione del salario minimo: la misura che vuole fissare un tetto di 9 euro l’ora sotto il quale, nell’ambito della contrattazione collettiva, non è possibile scendere. Per dare dignità ai lavoratori e alle lavoratrici del Paese. La proposta viene dalle opposizioni ad esclusione di Italia Viva e sbatte su un muro di gomma, tutto fatto di centrodestra, che non pare affatto d’accordo sul salario minimo così com’è stato concepito. Lo hanno detto a più riprese gli esponenti di governo, Giorgia Meloni compresa, e lo ha spiegato nel merito la Ministra del Lavoro, Elvira Calderone, dicendo che il salario minimo non si piò fare per legge. Ma nuovo capitolo, dicevamo. Ed è quello di Giorgia Meloni che per la prima volta concede un’apertura di merito:

Il tema mi interessa. Ho letto gli appelli di Calenda, c’è una opposizione che si pone in modo responsabile, serio, garbato, non pregiudiziale. Penso che sia giusto dare un segnale, indipendentemente dal fatto che poi troveremo una soluzione al problema. Apriremo il confronto e cercheremo di capire se c’è una soluzione.

Così ha detto la Presidente del Consiglio dei Ministri senza nascondere però alcuni dubbi di fondo come a voler dire che l’idea di partenza non cambia. Ma questo non la chiuderà a riccio e non le eviterà di sottoporsi al dialogo.

Opposizioni a Meloni: sul salario minimo risponda sul punto

Il Partito Democratico non sembra lasciarsi ammorbidire dalla prima apertura fatta da Giorgia Meloni e in una nota di Cecilia Guerra – delegata al Lavoro della Segreteria dem – dice:

È da marzo che il tema del salario minimo e della giusta retribuzione è in discussione alla Camera. E lo è per volontà delle opposizioni, perché per noi non è accettabile che ci siano 3 milioni di persone che pur lavorando restano povere Perché per noi è inaccettabile che ci siano 3 milioni e mezzo di persone che lavorano a meno di 9 euro lorde all’ora.

Stesso mood è quello del Movimento 5 Stelle. Queste le parole del Capogruppo alla Camera, Francesco Silvestri:

La Presidente del Consiglio ha davvero scarsa memoria e dovrebbe informarsi un po’ di più prima di parlare con tanta leggerezza. La prima proposta di salario minimo del Movimento 5 Stelle risale al 2013, semmai è lei ad aver scoperto oggi il tema. Per quel che ci riguarda conta alzare gli stipendi da fame di milioni di lavoratrici e lavoratori e per riuscirsi siamo disponibili a discutere con il governo, ma senza bluff.

Più incoraggianti le parole che vengono da Azione. Anche la Premier, d’altronde, ha menzionato il partito di Calenda quale modo garbato di fare opposizione. Maria Stella Gelmini, su La 7, commenta così:

Le parole di Giorgia Meloni sono incoraggianti, bene la sua apertura. A noi non interessa sventolare la bandierina del salario minimo, ma raggiungere il risultato. Non vogliamo perdere tempo, ma se per raggiungere l’obiettivo occorre qualche settimana in più noi siamo disponibili, a patto che non sia un rinvio. Carlo Calenda lo ha detto più volte, siamo disponibili a discuterne anche nel mese di agosto, ma archiviare questo dibattito non è accettabile. Di fronte a 3 milioni di italiani con una paga oraria al di sotto dei 9 euro, eludere il problema sarebbe sbagliato.

Un giorno cruciale

Intanto, quella odierna sarà una giornata cruciale per quanto concerne il salario minimo. Nella Commissione Lavoro della Camera, infatti, si discuterà proprio di questa misura con il centrodestra che ha già presentato l’emendamento soppressivo volto ad affossare la proposta. Le opposizioni chiedono la rimozione dell’emendamento e di affrontare la discussione nel merito e, vista l’apertura della Premier, si aspettano che ciò avvenga.