L’anticiclone africano Caronte-bis avanza e soffoca mezza Italia in una stretta di afa. Il termometro raggiungerà quasi 50 gradi in alcune Regioni della Penisola, mentre al Nord il maltempo continua a creare problemi e disagi spezzando addirittura la vita di una donna in Brianza. E se da un lato questa situazione metereologica deve far riflettere sugli effetti del cambiamento climatico in atto, dall’altro lato, a livello quotidiano, si cercano soluzioni per non perire sotto tali temperature.

Martedì sul tavolo dell’incontro tra la ministra Calderone e le parti sociali ci sarà un protocollo con “misure di contenimento dei rischi lavorativi da esposizione negli ambienti di lavoro”. Nella bozza si parla di rimodulazione degli orari, ricorso allo smart working e, in casi estremi, la dichiarazione di ‘stop’. Ma non di cig (cassa integrazione) a quanto sembra.

Landini: “Subito la cig per emergenza caldo”

Il lavoro agile “rappresenta un’opportunità ma questa non è l’emergenza Covid”, è il monito del ministro per la Pubblica amministrazione Zangrillo, che pone così un leggero freno sulla possibilità di ricorrere allo smart working per far fronte all’emergenza caldo. “Si può parlare anche di cassa integrazioneprecisa il ministro, accogliendo così la richiesta dei sindacati, in pressing negli ultimi giorni.

C’è la necessità di un intervento immediato per dare risposte alle lavoratrici e ai lavoratori che sono esposti” al caldo sul lavoro. Ad affermarlo è il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri a margine del tavolo Stellantis al Mimit. Gli fa eco il segretario della Cgil Landini che, parlando con i cronisti a Montecitorio, è categorico: “In condizioni di caldo di questa natura non si possono vedere persone che muoiono lavorando, come è successo”, dice.

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Il dibattito sulla cassa integrazione e lo smart working era ricorrente durante il periodo della pandemia. Così come l’allarme sugli accessi al pronto soccorso. Ora l’emergenza è cambiata ma l’affanno resta. A causa delle perduranti ondate di calore si è registrato infatti un aumento del 30% degli accessi nei reparti di emergenza delle aziende sanitarie e ospedaliere.