Si è spento all’età di 87 anni Marc Augè, filosofo, antropologo ed etnologo francese. Il suo lavoro spaziava dagli studi antropologici sul territorio africano agli studi su ciò che viene dopo la modernità. Il suo concetto più famoso è quello di “non luogo“, gli spazi spersonalizzanti della modernità.

Il lavoro del filosofo Augè sul concetto di “non luogo”

L’opera di Augé spaziava da diversi temi, con una spiccata predilezione per l’antropologia e per le relazioni che gli esseri umani hanno con i luoghi in cui abitano e vivono. Nel 1992 introdusse con il libro “Non-Lieux, introduction à une anthropologie de la surmodernité” il concetto di “non luogo”. Per Augé i non luoghi sono spazi privi di storia e di significato, omologati per categorie (come le stazioni di servizio), che non conferiscono identità a chi li frequenta.

Vengono fruiti, attraversati, ma non abitati. Il termine è stato poi esteso a una grande varietà di spazi, pubblici e privati, giudicati spersonalizzati e anonimi. Osservazioni più accurate tendono però a sfumare questi giudizi sommari: i centri commerciali, ad esempio, sono oggi concepiti come strutture che favoriscono esperienze di socialità e intrattenimenti, dove gruppi di persone trascorrono parte del loro tempo libero.

Il concetto di non luogo è stato applicato anche ai campi profughi, dove le difficili condizioni rendono complicato l’instaurarsi di rapporti umani.

Nato a Poitiers nel 1935, Augé passò lunghi periodi di ricerca in Africa, specie in Costa d’Avorio e in Togo, e poi in America Latina come parte della sua prima formazione scientifica. In seguito, cominciò a studiare gli effetti della contemporaneità sui rapporti e i gruppi umani, come anche la rappresentazione dell’altro nella società della comunicazione di massa.

Il Consorzio per il festivalfilosofia ha rilasciato un comunicato che piange la scomparsa di Augè:

Con lui se ne va un amico e un maestro che ha dato al festival e al suo pubblico, come a tanti pubblici sparsi in tutto il mondo, alcuni insegnamenti dai quali non si torna indietro, come l’idea che le nostre pratiche culturali siano immerse in sistemi simbolici che è indispensabile studiare con gli strumenti dell’antropologia: una disciplina che Augé, grande specialista del terreno africano, ha praticato anche rivolgendo quel particolare tipo di sguardo alle nostre società, nella convinzione che, per essere intelligibili, i processi culturali implichino che nella loro analisi ci rendiamo “stranieri a noi stessi”.

Augè è stato a capo anche dell’École des Hautes Études en Sciences Sociales (EHESS), istituzione parigina che forma alla ricerca nelle scienze sociali, e ha diretto fino al 1970 l’Ufficio della ricerca scientifica e tecnica d’oltremare (ORSTOM – ora Istituto di Ricerche per lo Sviluppo, IRD).

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