È il vero tormentone dell’estate e non intende lasciare il passo a nessun’altra questione. Anche per questa settimana, infatti, il salario minimo si conferma il grande tema del momento. Se ne parla da tempo, in effetti, almeno sin dalla campagna elettorale. Eppure è solo nell’ultimo mese che è entrato nel vivo. Lo ha fatto dopo che le opposizioni hanno presentato una proposta di legge congiunta, che fissava a 9 euro lordi la paga minima oraria. Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e addirittura Azione avevano quindi trovato un’intesa inedita sulla questione, rimarcando così un certo spazio tra loro e Italia Viva di Matteo Renzi.
La proposta è stata dunque presentata in commissione lavoro, dove sembrava però destinata ad arenarsi. Nelle ultime settimane, infatti, l’idea di un salario minimo è stata fortemente criticata da parte della maggioranza. Membri del governo e addirittura ministri si sono scagliati contro questo cavallo di battaglia unitario delle opposizioni, alzando di molto il tono dello scontro. La soluzione era stata quindi trovata attraverso un emendamento soppressivo, che avrebbe di fatti tagliato la testa alla proposta e chiudendo la partita definitivamente in commissione alla camera.
Due giorni fa, però, è arrivata una possibile svolta direttamente da Giorgia Meloni. La premier si è infatti detta pronta a sedersi a un tavolo con le opposizioni per dialogare su un tema tanto spinoso. Con il risultato che, con il voto calendarizzato a domani, si rischia che il tutto venga rimandato quantomeno a settembre.
Salario minimo, rischio trappolone. Scotto: “Meloni la smetta di giocare con la vita dei lavoratori”. Silvestri: “In politica si dice il contrario di quello che si fa” | VIDEO INTERVISTE
Non cala, però, l’attenzione da parte delle opposizioni, che si ritrovano davanti a quello che a tutti gli effetti considerano un trappolone. Sia dal PD che dai Cinquestelle, infatti, emergono forti perplessità, che si esprimono nel dubbio secondo cui la premier starebbe facendo solamente melina per far cadere il dibattito nel grande dimenticatoio estivo.
Il primo a sottolinearlo ai nostri microfoni è stato Arturo Scotto, referente del PD proprio in commissione lavoro. L’onorevole ci va subito giù pesante, chiedendo a Giorgia Meloni di non “giocare con la vita di 3 milioni e mezzo di lavoratori”. La richiesta è estremamente chiaro: “la destra ritiri l’emendamento soppressivo”. Solo dopo, aggiunge: “se ne discuterà nel paese e nel parlamento”. Scotto poi chiarisce i dubbi che attanagliano le : “L’apertura non è surrogata dai fatti. Ci viene detto che il salario minimo non va bene, ma non c’è proposta alternativa“. E poi chiude con la soluzione che lui stesso ha avanzato: “Si salti il voto in commissione e si vada direttamente in aula con un relatore tecnico“.
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Più pungente invece Francesco Silvestri, capogruppo del Movimento alla Camera, che mette subito sul tavolo il rischio trappolone: ” L’apertura è un bluff? Al momento i fatti ci dicono che esiste un emendamento soppressivo“. E se i fatti dicono questo, il pentastellato non si fida di certo delle parole: “In politica ci hanno abituato che si dice il contrario di quello che poi si fa qua dentro”.
Silvestri però è un fiume in piena e non si ferma, commentando anche i fatti del weekend a tutto tondo. Ad esempio, esprimendo un giudizio sui presunti successi del governo in campo diplomatico, a partire dall’ultima conferenza sui migranti: “Talmente un successo che gli sbarchi sono raddoppiati. Speriamo per il paese che Meloni abbia meno successo”.
Non poteva quindi mancare la domanda sulle elezioni spagnole, per le quali l’onorevole si dice “sorpreso dalla mancata vittoria di Vox“.
E poi un’ultima battuta, nel suo stile classico, sulle dichiarazioni di Giovanni Donzelli, responsabile nazionale di Fratelli d’Italia, a Palermo, in merito a quanto fatto dal governo Conte durante la pandemia per la liberazione dei detenuti sottoposti a regime di 41bis per motivi di salute: “È lunedì, ho appena fatto colazione, il paese sta lavorando, è meglio non commentare le parole di Donzelli”.
Sipario.
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