Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, ha chiuso il suo travaglio legale nato dalla gestione della pandemia di Covid: l’inchiesta a suo nome è stata archiviata. Fino ad oggi, il legista rischiava le accuse di epidemia e omicidio colposo. Le stesse indagini riguardano anche l’ex assessore al Welfare Giulio Gallera e altre 11 persone.

Fontana può ora tiare un sospiro di sollievo: le possibili imputazioni a suo carico sono state accantonate, come ha riferito oggi il Tribunale dei Ministri di Brescia.

Archiviata l’inchiesta sulla gestione della pandemia contro Attilio Fontana: la decisione del Pm

L’archiviazione dell’inchiesta che pesava sulle spalle di Attilio Fontana è stata avvallata dai Pm della procura di Brescia che, già il 20 luglio, avevano sostenuto l’impossibilità di configurare il reato di epidemia colposa per il caso del Presidente lombardo. I Pubblici Ministeri avevano infatti sostenuto l’assenza di una condotta omissiva da parte di Fontana nel corso dei lunghi mesi in cui la Lombardia è stata sferzata dal Covid.

Infatti, secondo quanto stabilito dai Pm, il presidente avrebbe comunque sempre tentato di avviare strumenti per il contenimento del virus. Inoltre, il reato non sussiste neanche per la condotta commissiva non ravvisata di Fontana, secondo quanto affermato dai magistrati  Pipponzi, Scibetta e Stagno.

Inchiesta sulla gestione Covid: ancora guai per Gallera

Quanto accaduto a Fontana è una scena già vista negli schermi dei tribunali occupatisi delle inchieste sulla gestione del Covid: la stessa cosa era infatti avvenuta per Giuseppe Conte e per l’ex Ministro della Salute Roberto Speranza. Per loro l’archiviazione era scattata a seguito della valutazione dei capi d’accusa come «ipotesi irragionevoli».

Proseguono invece i guai giudiziari legati alla pandemia per alcuni nomi di spicco della gestione regionale: per i tecnici Silvio Brusaferro, Angelo Borrelli, Claudio D’Amario, per l’ex assessore al Welfare lombardo Giulio Gallera e per l’ex dg Luigi Cajazzo rimane ancora valida l’accusa legata alla mancata applicazione del piano pandemico antinfluenzale risalente al 2006.

Per questo, i giudici hanno ritenuto di restituire i casi al Pubblico ministero, affinché proceda con le forme ordinarie.