Ha 7 vite come i gatti. Così apre oggi El Mundo in riferimento a Pedro Sanchez, Presidente del governo spagnolo uscente e leader del Psoe. L’allusione è a quanto avvenuto nella notte spagnola quando l’esito dello scrutinio delle elezioni politiche ha riconsegnato, nonostante le prime ore di spoglio andassero nella direzione della schiacciante vittoria del Pp, un quadro di assoluto equilibrio. Il Partito Popolare è il primo partito di Spagna, vero, ma il Psoe riesce migliorare di due seggi la situazione precedente alla consultazione e – pallottoliere alla mano – si avvia verso una situazione in cui potrebbe essere capace di garantire una maggioranza di governo nelle mani del Re. Cosa che non può fare Alberto Nuñez Feijoo, leader del Pp, per via del deludente risultato di Vox che perde addirittura 19 seggi. Pp e Vox non possono assicurare la maggioranza nemmeno relativa (si fermano a 171) mentre Psoe, Sumar e gli altri partiti regionalisti arriverebbero a 172.
Sanchez: “Nessun ritorno alle urne”
È forte di questo scenario post-elettorale che Pedro Sanchez si atteggia a vincitore delle elezioni di Spagna in barba al fatto di essere dietro al Pp. Una intestazione che trova forza nelle dichiarazioni del giorno dopo: fonti Psoe – riferiscono l’AGI – fanno sapere che non hanno alcuna intenzione di arrivare ad una situazione di ritorno al voto. È una delle possibilità: se non si dovesse trovare una maggioranza capace di mettere in piedi un governo il Re potrà – dopo due mesi dall’insediamento del nuovo Parlamento – sciogliere le camere e indire nuove elezioni. Una pista che Sanchez vuole scongiurare magari assicurando una maggioranza di governo con Sumar, gli altri partiti regionalisti, e l’astensione di JuntsxCat di Carles Puigdemont. Dalla sede di Psoe fanno sapere che:
Questa democrazia troverà la formula per la governabilità.
Euforia e responsabilità
C’è un clima di euforia e festeggiamento al Partito Socialista spagnolo dove si canta e bella a suo di “Pedro” di Raffaella Carrà. Sanchez è stato ricevuto da acclamazioni e durante l’incontro con i vertici del partito ha ripetuto che “ieri la Spagna – riferendosi al Pp e alla brutta battuta d’arresto di Vos – ha detto no a involuzioni e battute d’arresto”. Poi ha sottolineato che il Psoe è oggi:
Un punto di riferimento in Europa e nel mondo essendo riuscito anche a superare il numero di voti totali e la percentuale di sostegno ricevuta.
Una buona ragione per crederci
Pedro Sanchez ci crede e non sbaglia a farlo. È l’unico che può assicurare una maggioranza in grado di governare e l’elezione del Presidente della Camera – primo atto del Parlamento – potrebbe dare ulteriore slancio a questa chance. Per i motivi di cui sopra – quindi poiché Psoe e Sumar hanno una maggioranza relativa insieme ai partiti regionalisti – sarà la formazione di Sanchez a nominare il presidente d’aula il quale, come riporta l’articolo 99 della Costituzione spagnola, controfirma l’atto del Re con il quale si affida mandato di comporre il governo. Se il Presidente della Camera sarà socialista, come è probabile, è facile immaginare che sarà proprio Pedro Sanchez ad avere il compito di mettere su un governo. E potrà farlo con Sumar e con l’appoggio – presumibilmente esterno – di JuntsxCa di dell’ex Presidente della Catalunya Carles Puidgdemont.