Gloria, secondo caso di suicidio assistito in Italia.È un passo in avanti perché c’è una prima regione dove non bisogna ricorrere ai tribunali per vedere affermata la propria libertà di scelta. Questa prima regione è il Veneto. Ci sono stati altri malati che hanno dovuto intraprendere un iter nei tribunali per veder rispettata quella sentenza della Corte costituzionale che rispetta la libertà di scelta delle persone, in assenza di una legge nazionale”, così Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni è intervenuta al Tg delle 12.30 del Cusano Media Group condotto da Aurora Vena.

Associazione Coscioni sul caso di Gloria: “Prima persona a ottenere piena assistenza”

Si chiama, o meglio si chiamava, Gloria, paziente oncologica di 78 anni che è diventata la seconda persona a ricorrere al suicidio assistito in Italia. A renderlo noto l’associazione Luca Coscioni.

Gloria è stata la seconda persona nel Veneto a ricevere l’ok”, spiega l’avvocato Gallo. “Il primo malato è stato Stefano Gheller che però ha deciso di attendere. Gloria è stata la prima persona che ha ottenuto la completa assistenza. Ricordiamo che nelle Marche c’è stato il caso di ‘Mario’: dopo due anni di attesa della richiesta e ricorsi nei tribunali ha potuto dire basta con la sua sofferenza. Noi con i militanti nel Veneto abbiamo depositato una proposta di legge di iniziativa popolare che affianca il lavoro delle aziende sanitarie, perché di fatto stabilisce tempi certi e piena assistenza. In modo che possa esserci nero su bianco una legge che non è necessaria, perché c’è la sentenza Cappato, ma è opportuna affinché il pieno rispetto della libertà delle persone non sia legato a decisioni politiche. Così come avviene per il malato che sceglie di rinunciare alle cure e accedere alla sedazione palliativa. Gloria ha ottenuto tutto ciò”.

Il 12 luglio aveva fatto un appello perché le sue condizioni stavano peggiorando e attendeva il farmaco per poter morire. Ieri Gloria è morta alle 10.25.

Gloria aveva contattato Marco Cappato. In quanto malata oncologica voleva recarsi in Svizzera ma, alla notizia che avrebbe potuto presentare una richiesta in Italia, ha lasciato l’idea di andare in Svizzera perché voleva rimane con la propria famiglia fino all’ultimo momento e non rinunciare ai propri affetti. E così è stato. L’azienda sanitaria ha comunicato a Gloria che, a seguito delle verifiche, aveva tutti i requisiti previsti dalla Corte costituzionale con la sentenza Cappato. Per la prima volta dei medici hanno rilevato che i trattamenti che stava effettuando, dunque la chemioterapia, erano da considerarsi sostegno vitali. Successivamente hanno comunicato quale era la tipologia di farmaco da poter utilizzare ed è la prima volta che una azienda sanitaria fornisce sia il farmaco che materiale necessario”, ha concluso Gallo.