100 anni Agnelli-Juventus: oggi è un giorno qualunque per chi non conosce e non vuole nemmeno ripercorrere attraverso la curiosità una delle storie d’amore più longeve che non ha mai subito un tradimento.
Al contrario è un giorno importantissimo per tutti coloro che si sentono legati in un modo e in un altro da una fede e non da una passione a due colori e una grande famiglia: i colori sono il bianco e il nero, la grande famiglia è la famiglia Agnelli.
Una storia d’amore quella tra la Juventus e gli Agnelli che si è sempre rafforzata di fronte a disgrazie, a tragedie, e ad eventi che hanno cercato di intaccarne la solidità e si è consolidata nel tempo dietro le storiche imprese sportive.
Agnelli e Juventus, Juventus e Agnelli nella loro unicità dalla loro unione, si sono impegnati a tirar dritto sempre sulla stessa strada per mantenere quanto più è possibile quell’appeal che altri non hanno e consapevolmente sanno che non potranno mai avere.
A distanza di tempo questo legame indissolubile piuttosto raro ha finito inconsapevolmente per creare un genere sociale atipico: gli antijuventini, ovvero coloro i quali odiano la Juve a prescindere.
La odiano in qualunque contesto essi si ritrovano e a qualsiasi latitudine. La Juve, sempre la Juve costantemente la Juve nei loro pensieri. A proposito tale avvocato Gianni Agnelli che sarebbe divenuto il personaggio illustrussimo di cui abbiamo conoscenza ancora oggi ironicamente soleva dire:
Non rispondo a quelli che odiano la Juve, perché il loro è solo un problema psicologico”.
Nonostante tutto pur avendo subito a tratti le tempeste di grandi crisi sociali e finanziarie, la coppia Juventus-Agnelli si è sempre risollevata anche per la scontentezza di quei detrattori che continueranno a tifare a favore di una loro separazione.
100 anni Agnelli-Juventus: Edoardo e i figli Giovanni ed Umberto al timone. L’ultimo Andrea, figlio di Umberto
Tutto ebbe inizio il 24 luglio del 1923 e le parole di Edoardo il primo Agnelli a guidare la Juventus finirono con uno slogan che caratterizzò l’operato nel calcio della famiglia negli anni a seguire:
“Vi sono grato per aver accolto come un onore la mia presidenza, ma spero di non deludervi se vi confesso che non ho alcuna intenzione di considerarla soltanto onorifica. Dobbiamo impegnarci a far bene, ma ricordandoci che una cosa fatta bene può essere sempre fatta meglio“.
Non si può certamente dire che il binomio Agnelli-Juventus non abbia sortito subito gli effetti sperati dai proprietari e dai tifosi.
6 anni ci vollero per creare una base da cui ripartire per iniziare a collezionare vittorie.
Deciso a fare della squadra bianconera fondata 27 anni prima, la più forte d’Italia, Edoardo vice-presidente dell Fiat, contribuì a segnare un’epoca sportiva formidabile ancora oggi riconosciuta come il quinquennio d’oro.
Durante la sua presidenza, dal 1930 al 1935 la Juventus vinse 5 scudetti di fila (record che verrà eguagliato e poi superato nei giorni moderni sotto la presidenza del nipote Andrea) e fornì ben 9 giocatori alla nazionale italiana che conquistò il primo titolo mondiale nel 1934.
Morto tragicamente in un incidente aereo davanti al porto di Genova, sarà il figlio Giovanni a prendere le sue redini.
Nell’immediato dopo guerra dunque si insediò l’avvocato Gianni che mise in atto una rivoluzione societaria basata e pensata come un’azienda.
Sotto di lui la Juventus in verità non vincerà moltissimo ma riuscì a costruire un caterpillar di squadra, quella del 1950/51 che strapazzò il campionato di A arrivando segnare 103 reti.
Negli anni poi, l’Avvocato per i troppi impegni lavorativi preferì passare il testimone al fratello Umberto che a soli 22 anni diventò il più giovane presidente della Juventus.
Sotto l’egida di Umberto, la Juventus vinse tanto ma soprattutto annoverò tra le sue fila il trio delle meraviglie Boniperti, Sivori e Cherles. I tre calciatori in tre stagioni dal 1957/58 al 1960/1961 riuscirono a realizzare la bellezza di 235 gol nelle competizioni ufficiali, di cui 201 in Serie A. Stratosferici.
Dal 1970, la Famiglia rimarrà sempre proprietaria della squadra ma nessun componente agirà più fino al 2004 come presidente.
Arriveranno gli anni d’oro della gestione Boniperti che portarono a consacrare la Juventus anche a livello europeo: un ventennio che mai avrà eguali e che riscriverà la storia del calcio italiano.
Morto nel frattempo l’avvocato Gianni Agnelli, il fratello Umberto riprese direttamente in “mano” la Juventus nell’era di Marcello Lippi e della triade Moggi-Giraudo-Bettega è portò la squadra ad ottenere altri successi internazionali fino ad arrivare a vincere la Coppa del Mondo per club.
La sua scomparsa a poco più di un anno e mezzo da quella del fratello, segnò la fine dei capo famiglia della famiglia Agnelli.
15 anni dopo fu suo figlio Andrea a prendersi cura del gioiello di casa: sotto la sua gestione, la Vecchia Signora, stabilì il record dei 9 scudetti di fila e vinse 19 trofei in 12 anni.
Oggi 24 luglio 2023, 100 anni dopo la famiglia Agnelli nel segno della continuità è ancora lì al suo posto.
Jhon Eljkann, nipote preferito di Gianni Agnelli continua a lavorare nel nome di una dinastia che sarà destinata a guidare ancora per molti anni la Juventus.
Agnelli-Juventus: i successi ma anche le intemperie
In 100 anni di proprietà, gli Agnelli hanno vissuto tutto il bello e tutto il brutto della vita.
Se si sono goduti le vittorie sul campo della loro Juventus è altrettanto vero che hanno assistito anche a tragedie come quella dell’Heysel.
La famiglia è stata anche attenta osservatrice durante gli anni di Calciopoli di una situazione che ha deteminato la caduta rovinosa della squadra spedita in B, ma ha avuto anche il piacere di rivederla alzata, con l’immediata promozione in A.
E ancora guardando ai nostri, Elkann e famiglia hanno dovuto anche gestire il tormentone della manovra stipendi e delle plusvalenze fittizie, figlio evidentemene di una incomptenza manageriale che stava per affossare i bilanci della società presumibilmente.
Passata anche questa tempesta, oggi nel giorno del centario si penserà a progettare un futuro che non potrà non essere nuovamente roseo.