Raul Gardini, suicidio o omicidio? Il caso legato alla morte dell’imprenditore fa ancora discutere, a distanza di 30 anni. Per gli inquirenti si trattò di suicidio, ma i dubbi su un possibile assassinio non sono ancora stati del tutto fugati.
Raul Gardini, suicidio o omicidio?
Raul Gardini, ex presidente della Ferruzzi finanziaria e della Montedison, fu trovato morto il 23 luglio 1993, nella sua abitazione milanese di piazza Belgioioso. Secondo la ricostruzione effettuata dalla polizia, Gardini avrebbe atteso nella sua stanza la colazione e i giornali, che parlavano del suo coinvolgimento nella vicenda per la maxi tangente Enimont, che ancora oggi viene definita la “madre” di tutte le tangenti dell’inchiesta Mani Pulite.
Alle 8,15 sarebbe giunta la telefonata di uno dei suoi avvocati che, passato in camera, non avrebbe ottenuto alcuna risposta. Anche una successiva chiamata, alle 8,45, non avrebbe ottenuto alcun risultato, se non quello di insospettire il maggiordomo e una cameriera del personale di servizio, i quali decisero di entrare in stanza.
La porta non era stata chiusa a chiave e Raul Gardini, con addosso un accappatoio, era già riverso nel letto. In pugno aveva una pistola Walter Ppk 7,65 di sua proprietà. Pare anche che Gardini avesse lasciato un biglietto per la sua famiglia, con su scritto un semplice “grazie”.
Gli inquirenti conclusero che Gardini si suicidò con un colpo di pistola alla testa, dopo lo scandalo della maxi tangente Enimont. Le indagini su un presunto omicidio infatti non portarono ad alcun risultato concreto.
Leo Porcari: “Chi l’ha ucciso? Qualcuno che aveva paura parlasse”
A distanza di 30 anni dalla morte dell’imprenditore però, non sono pochi coloro che pensano che non si sia trattato di suicidio. Tra questi Leo Porcari, ex carabiniere che fu responsabile della sicurezza di Gardini per cinque anni.
In una lunga intervista rilasciata al sito Ravennaedintorni.it, Porcari ha affermato: “Non ha premuto lui il grilletto. (…) È stato un omicidio ma ha fatto comodo a tutti che passasse come suicidio. (…) Chi conosce i fatti sa che si era creato molti nemici. In particolare tre filoni: l’economia, la politica e una parte della famiglia. Quel giorno era noto che sarebbe stato arrestato dalla procura di Milano nell’indagine Mani Pulite e sarebbe stato interrogato dai pm. Il suo avvocato aveva già concordato che poi sarebbe andato ai domiciliari. Erano in tanti che avevano paura di cosa sarebbe andato a raccontare“.