Dalla nostra inviata a Madrid. Oggi, domenica 23 luglio, è il giorno della Verità, il giorno della scelta. Quello nel quale 37,4 milioni di spagnoli sono chiamati alle urne per rinnovare il Parlamento, o come lo chiamano in Spagna, las Cortes Generales, e decidere le sorti del nuovo governo. Le due Corti Generali sono composte da 350 seggi della Camera dei Deputati (el Congreso de los Diputados) e da 265 seggi del Senato, di cui 208 sono quelli eletti a suffragio universale dai cittadini, i restanti 58 seggi sono designati dalle 17 assemblee delle Comunità Autonome (CCAA), ognuna delle quali elegge almeno un senatore cui se ne aggiunge un altro in più per ogni milione di abitanti residenti entro il territorio della rispettiva Comunità.

Elezioni in Spagna: gli sfidanti e le voci degli spagnoli

La sfida per il potere si contende tra quelle che Carmen, una ragazza spagnola di 23 anni, definisce “le due Spagna”: la sinistra dei socialisti, rappresentata dal PSOE al cui capo c’è Pedro Sánchez Pérez-Castejón, e la destra dei popolari, incarnata dal PP il cui leader è Alberto Núñez Feijóo. Secondo i sondaggi quest’ultimo è il favorito, che però potrebbe non raggiungere la maggioranza assoluta. Per questo i due big avrebbero bisogno dei loro rispettivi potenziali alleati: per la sinistra-sinistra c’è il nuovo partito Sumar (che in spagnolo significa “sommare, aggiungere, unire”). Sumar rappresenta infatti l’unione di diversi partiti a sinistra del PSOE, confluiti all’interno del movimento formatosi pochi mesi fa e capeggiato da Yolanda Diaz. Per la destra-destra, invece, c’è il partito Vox il cui leader è Santiago Abascal. Se però l’alleanza PSOE-Sumar, in caso di necessità, suonerebbe bene, dal lato della destra c’è qualche incomprensione. Qualora il PP non raggiungesse la maggioranza assoluta avrebbe bisogno dei voti della destra di Vox dal quale però ha preso più volte le distanze ed è in disaccordo su diversi punti.

In questo bipolarismo che spacca in due il Paese si colloca anche una terza possibilità: il ritorno alle urne. Non sarebbe infatti la prima volta per la storia elettorale spagnola. La nascita di forze alternative al PP e PSOE ha creato una frammentazione che ha costretto nel 2015 e nel 2019 a tornare al voto dopo pochi mesi per l’impossibilità di creare un governo stabile. È ciò che pensa Juan, un trentenne spagnolo intervistato appena dopo aver votato, che confessa: “Credo che sapremo chi vincerà queste elezioni ma non sapremo chi governerà. Penso che non ci sarà alcun tipo di accordo, credo che queste elezioni si repeteranno: nessun partito arriverà alla maggioranza assoluta”. Non è dello stesso avviso Jesus, un quarantenne spagnolo che crede che il PP prenderà senza dubbio la maggioranza assoluta. Il PP infatti, finora, ha governato sempre da solo a livello nazionale (a differenza del governo uscente, formato da PSOE e Unidas Podemos). Il Partido Popular ha ottenuto finora il miglior risultato alle elezioni generali nel 2011, quando sotto la guida di Rajoy ottenne il 44,6% e 186 seggi su 350 nel Congreso. Il peggior risultato lo ha invece ottenuto nell’aprile 2019 con Casado: 16,7% e 66 seggi. Il PSOE ha raggiunto il miglior risultato alle elezioni generali nella Spagna post-franchista nel 1982, quando ottenne il 48,1% e 202 seggi su 350 nel Congresso; il peggior risultato lo ha invece ottenuto nel 2015 in termini di voti percentuali (22%) e nel 2016 in termini di seggi (85).

Due giovanissime, Elì e Natalia, sono molto scettiche quando con l’amaro in bocca rivelano: “Ultimamente la Spagna va verso la destra. Nelle ultime elezioni locali, quelle delle Comunità, ha vinto il PP con Vox. Ora bisognerà vedere cosa succede in queste elezioni generali. Vediamo se avremo una seconda Italia..”. Elì afferma: “Credo che nessuno voglia allearsi con Vox, ma il PP sarà disposto a farlo per ottenere la maggioranza assoluta”. Natalia aggiunge: “Tra i due, è il male minore”. Riguardo al nuovo partito Sumar, la cui leader Yolanda Diaz spopola soprattutto tra i giovani, Elì confessa: “La sua proposta di governo mi sembra adeguata, moderna. Ascolta la gioventù e le minoranze. Non avrà molta fortuna, ma io sono con lei. So che molta gente non la voterà per non perdere il voto. Ci piaccia o meno, il PSOE è il partito di sinistra più grande, quindi credo che molta gente anziché votare Sumar voterà PSOE”.

Da una generazione all’altra. Maria, sessantasettenne spagnola, appena uscita dalle urne dice sorridente: “Il governo Sanchez è stato un fracasso. Non saprei dire chi vincerà queste elezioni, sembra che sia alquanto indecisa la questione. Sumar? Vale poco, vale nada. Io voglio che vinca la destra: PP e Vox insieme”.

Jose Maria e Santiago, due padri di famiglia, sono molto ironici parlando della politica del loro Paese. “Se dovessi dirti quello che penso realmente del governo Sanchez farei del male a molte persone” – mi confida sghignazzando Jose Maria. “Io sono di destra. Preferirei che si raggiunga la maggioranza assoluta ma che lo faccia un solo partito: il PP. Non mi piacciono le alleanze con vari partiti, perchè poi c’è disputa tra loro e non vado d’accordo”. Aggiunge Santiago: “Credo che sia proprio per questo motivo che il governo di Sanchez non ha retto: ha fatto un’alleanza con Podemos ma è finita male”. Riguardo il nuovo partito Sumar, i due padri pensano: “Non funziona. È un alleanza di sinistra che non ha futuro perchè i componenti che formano Sumar non vanno d’accordo tra loro. È difficile per loro mettersi d’accordo, arrivare a un punto d’unione. Vincerà il PP perchè molta gente in Spagna crede che Sanchez ha governato male. L’alternativa al PSOE è il PP”.

Totalmente contraria è Ana, quarantenne spagnola recatasi alle urne con un peculiare cappello di paglia, che rivela: “Penso che il governo Sanchez, nonostante tutto quello che abbiamo passato, ci ha permesso di mantenere un livello sociale e un equilibrio molto importante Spero che queste elezioni non ci facciano retrocedere”. Riguardo il nuovo partido di sinistra, Sumar, Ana dice: “Sono una persona di sinistra, in passato ho votato a Podemos. Sono affascinata da questo nuovo progetto politico però non mi sono piaciuti. Non mi piace come si è formato questo nuovo partito. È stato troppo rapido, ci sarebbe dovuta essere maggiore unità nella sinistra spagnola, per evitare di ritrovarci con un nuovo governo di destra. Non so chi vincerà, ma spero che potrà governare il PSOE insieme a Sumar”.

Nel frattempo a Madrid l’ansia sale. Manca circa un’ora alla chiusura delle urne, prevista per le ore 20. L’affluenza alle ore 18 è del 53,1%. Era del 56,9% alla stessa ora alle elezioni del 10 novembre 2019. Il caldo ha inciso visto che queste sono le prime elezioni spagnole che si svolgono in estate e le temperature da bollino rosso hanno portato molti iberici a visitare le belle acque della loro Nazione. Il fatto che il voto si tenga a fine luglio ha fatto crescere nettamente il numero di elettori che hanno optato per il voto per posta: nel 2019 erano 1 milione, oggi sono più del doppio: 2,5 milioni. È un record storico. Ci si interroga se lo sarà anche l’entrata di Vox nel Parlamento, il partito più a destra della storia politica spagnola dall’epoca di Franco. Ci si domanda se sarà davvero “necessario che la Spagna parli e qualsiasi cosa decideranno gli spagnoli andrà bene”, come ha dichiarato poco fa il leader del PP, Alberto Núñez Feijòo. Non ci resta che attendere.