Ritiro Giuseppe Rossi, la storia di Pepito – Ci sono momenti che si avvicinano in sordina, ma quando arrivano lasciano il segno. È il caso del ritiro di Giuseppe Rossi, un annuncio arrivato dopo anni in cui la fiamma del Pepito si è lentamente spenta. L’ormai ex attaccante classe 1987 ha confermato l’addio al calcio giocato con un toccante messaggio social. Di seguito un estratto: ”Mi ritiro da questo bellissimo gioco, è stato un viaggio indimenticabile. Dal correre in giardino da bambino con un pallone tra i piedi e avere mio padre come allenatore, al giocare al più alto livello di calcio possibile, negli stadi più belli che il calcio può offrire e giocare con e contro i migliori giocatori e club del mondo. I miei sogni si sono avverati, la mia vita si è realizzata”.
E poi ancora: “Posso lasciare il calcio in pace, sapendo di aver fatto tutto il possibile per raggiungere i miei obiettivi. Il mio viaggio è stato unico. Tanti alti ma anche alcuni bassi. Quei momenti negativi (per lo più infortuni) non mi hanno mai limitato. Il mio obiettivo era più forte di qualsiasi ostacolo che mi fosse di fronte. Non ho mai smesso di sognare quando cose che non potevo controllare si mettevano sulla mia strada. Amo così tanto il calcio che non avrei mai potuto arrendermi. Ecco perché sto scrivendo questo con il cuore pesante ma un grande sorriso sul volto: sono orgoglioso di ciò che ho realizzato”.
Dagli exploit alle continue illusioni
La storia di Giuseppe Rossi parte proprio dalle parole nel suo messaggio di addio. “Il mio viaggio è stato unico”. Già, perché è difficile non identificare il Pepito come una fiamma del calcio italiano, capace di ardere autonomamente e spegnersi in alcuni tratti, proprio quando doveva bruciare più di tutti. Sono tante le squadre, tra Italia ed estero, con cui Rossi ha avuto modo di dare prova delle sue capacità.
Dalle giovanili al Parma e al Manchester United – con cui ha giocato anche in prima squadra – fino al Villarreal e alla Fiorentina. Gli anni più importanti della sua carriera, fino al 2016, li ha giocati in queste squadre. E fin dal primo momento, il Pepito ha sempre dato prova di essere un giocatore fuori dal comune. Tanto tecnico quanto concreto, arrivando ad avere guizzi geniali in campo e a rendersi sempre incredibilmente umile e cordiale con compagni, avversari e tifosi.
Già nel 2008, durante il secondo anno in Spagna col Villarreal, aveva iniziato a scalare le gerarchie del calcio italiano, fino a essere convocato in Nazionale da Trapattoni. Indimenticabili alcuni dei suoi gol, come la doppietta in Confederations Cup contro gli Stati Uniti, la tripletta in un Fiorentina-Juve vinto in rimonta e le 11 reti segnate in Europa League nella stagione 2010-11, quando portò il Villarreal in semifinale. Nello stesso anno, diventò anche il miglior marcatore della storia del club spagnolo. Era già entrato nei cuori dei tifosi di tante squadre, diventando una prospettiva di luce anche nel buio che sarebbe arrivato per l’Italia post-mondiale. Eppure, in quelle stagioni si era già presentato il leitmotiv che ha caratterizzato tutta la sua carriera.
La fragilità muscolare di Giuseppe Rossi lo ha portato a continui infortuni, proprio negli anni degli imminenti exploit. Problemi fisici non di poco conto, che lo tenevano lontano dal campo per mesi e mesi. Spesso erano ricadute, altre volte nuovi infortuni muscolari e ossei. Come quello arrivato al legamento del crociato nel 2011. Sei mesi di recupero come prognosi, ma la ricaduta ad aprile del 2012, durante un allenamento, lo ha condannato definitivamente anche per gli anni futuri.
Gli ultimi anni e l’addio
Alla Fiorentina, Giuseppe Rossi era diventato un vero e proprio idolo, rilanciandosi dopo i problemi fisici avuti col Villarreal. Ma proprio sul più bello, nel 2014 ha riportato un nuovo infortunio al ginocchio dopo un fallo di Rinaudo contro il Livorno. E da lì è ricominciato il suo giro tra cliniche e ospedali, per operazioni e riabilitazioni. Elencarli tutti sarebbe difficile, ma quasi ogni esperienza successiva è stata caratterizzata da questi sfortunati eventi. Dal 2016 ricomincia il giro per l’Europa in cerca di nuovi stimoli che possano portarlo a rinascere anche sul piano sportivo e fisico. Gioca in prestito al Levante e al Celta Vigo, ma pur segnando dieci gol tra le due squadre non trova la sua vera dimensione.
Nel 2017 torna in Italia, al Genoa, con il progetto di rilanciarsi. Eppure realizza solo una rete in 9 partite, senza mai trovare la fiducia dell’ambiente, anche a causa delle sue precarietà. Si ferma a settembre del 2018 dopo essere risultato positivo a un test anti-doping e riceve una squalifica di un anno. Dopo 18 mesi da svincolato, a febbraio del 2020 si accasa al Real Salt Lake, in MLS, ma anche lì trova solo 4 presenze. L’ultimo capitolo è diviso in due pagine diverse alla Spal, nella stagione 2021/22 e nel 2023. Anche qui, il suo canto del cigno è caratterizzato da diversi infortuni, oltre a 19 presenze e 3 gol, tutti nella prima annata.
Giuseppe Rossi lascia il calcio con tanti “se” relativi a quello che sarebbe potuto diventare, ma senza rimpianti, come affermato nel suo messaggio di addio. Resta comunque il ricordo di un giocatore che ha totalizzato 373 presenze tra i pro, 139 gol e tante giocate che hanno illuminato la sua carriera, fatta di alcune illusioni ma tante brillanti fiammate.