Il dossier pensioni è il vero rebus di questo 2023 per il governo. E’ ormai assodato che non si riuscirà a fare una riforma strutturale entro la fine dell’anno, ma sarà comunque necessario intervenire per sostituire le norme in scadenza il 31 dicembre.
Pensioni, il retroscena su Quota 41 per tutti
Come abbiamo appreso da una nostra fonte vicina alla Lega, il partito guidato da Matteo Salvini non si è ancora rassegnato a rinunciare a Quota 41 per tutti. Nonostante i tecnici del Ministero del Lavoro abbiano già fatto più volte presente che la misura, come la vorrebbe il Carroccio, non è sostenibile nella prossima finanziaria, i leghisti insistono sulla necessità di iniziare quantomeno a preparare la strada per introdurre la norma entro la fine della legislatura.
Un esponente di spicco della Lega, con un ruolo importante al Ministero del Lavoro, avrebbe detto al premier Meloni che il Carroccio, ma in generale i partiti della maggioranza, non possono perdere la faccia permettendo il ritorno in vigore della Legge Fornero, o limitandosi a confermare la Quota 103 introdotta da Draghi. Per questo, negli ultimi giorni è tornata d’attualità anche l’ipotesi di un recupero di Quota 96, che era stata abolita proprio con l’approvazione della Riforma Fornero.
L’idea sarebbe quella di proporre varie opzioni, che possano accontentare il numero più alto possibile di lavoratori che vogliono accedere alla pensione. Il problema è che, secondo i tecnici, Quota 41 e Quota 96 potrebbero essere sostenibili solo prevedendo limitazioni e regole che determinino un rilevante taglio dell’assegno pensionistico. Un’eventualità che farebbe perdere molti consensi alle forze di governo, le quali avevano messo il tema delle pensioni in cima alle priorità durante la campagna elettorale.
Stesso discorso per quanto riguarda Opzione Donna, che è già stata limitata tantissimo nel 2023 e che a partire dal 1 gennaio 2024 potrebbe essere cancellata, per essere sostituita dall’Ape Rosa.
Come sarebbero Quota 41 e Opzione Donna in versione “limitata”
La Quota 41, modificata secondo le indicazioni del Ministero del Lavoro, sarebbe totalmente diversa da quella propagandata per anni dalla Lega. Ci sarebbe infatti l’obbligo di un ricalcolo contributivo dell’assegno con conseguente taglio dell’importo. Si potrebbe lasciare il lavoro con un anticipo che, a seconda delle categorie di appartenenza, va dai 10 ai 22 mesi, a fronte però di una decurtazione dell’assegno che va dal 10% al 16%. Chi, avendo iniziato a lavorare molto giovane, dovesse scegliere Quota 41 potrebbe lasciare il lavoro prima, ma avrebbe un assegno ridotto fino al 16%.
Per quanto riguarda invece Opzione Donna, il governo non ha intenzione di ripristinare la versione originaria, come invece chiedono le lavoratrici e i sindacati. Dunque si sta cercando di delineare una nuova misura, che potrebbe prendere il nome di Ape Rosa e che offrirebbe uno sconto contributivo, ma soltanto alle donne che hanno figli e che hanno svolto lavori gravosi o versano in stato di bisogno. Anche in questo caso dunque, una soluzione che limiterebbe non di poco la platea delle beneficiarie.