Drammatico episodio all’Ospedale di Agrigento dove un 59enne muore dopo un intervento chirurgico, la Procura iscrive tre medici sul registro degli indagati.

Le autorità giudiziarie vogliono fare maggiore chiarezza sul decesso di un uomo di 59 anni avvenuto nell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento. Non sono state per il momento diffuse le generalità della vittima, originario di uno dei paesini in zona montuosa nei dintorni di Agrigento.

L’uomo era arrivato al presidio medico in seguito ad un importante incidente stradale con la moto.

Le gravi fratture scomposte agli arti inferiori avevano indotto i medici a sottoporre il paziente ad una operazione chirurgica per ridurre le lesioni alle gambe.

Nel corso dell’intervento però i parametri vitali del 59enne erano andati in rapido peggioramento fino al decesso. I medici chirurgici hanno tentato di salvargli la vita ma la complicazione improvvisa non gli ha dato scampo.

I medici hanno dato la tragica notizia alla famiglia della vittima che ora vuole una risposta a come sia potuto accadere la morte del proprio caro. Sconvolti i parenti della vittima si sono infatti rivolti alle forze dell’ordine e hanno presentato ufficiale richiesta di denuncia.

Agrigento 59enne muore dopo un intervento: le ipotesi di reato

La Procura della Repubblica di Agrigento ha così aperto un fascicolo di inchiesta e iscritto nel registro degli indagati tre dottori dell’ospedale. Le ipotesi di reato sono omicidio colposo e responsabilità per morte colposa. 

Le autorità giudiziarie hanno quindi dato ordine ai Carabinieri della stessa città di acquisire la cartella clinica della vittima e tutta la documentazione inerente al caso. Allo stesso modo il pubblico ministero ha disposto il sequestro della salma, su cui nelle prossime ore verrà eseguito l’esame autoptico. L’approfondita ispezione cadaverica dovrà ufficialmente stabilire la causa del decesso.

All’autopsia saranno presenti anche i consulenti nominati dagli indagati. Il medico legale dovrà poi produrre appurata documentazione sul caso e depositarla agli atti in Tribunale nei successivi 60 giorni.

Saranno dunque le indagini a stabilire se si tratti di un ennesimo caso di malasanità. Le ferite provocate dall’incidente stradale infatti erano apparse sì gravi ma non tali da temere per la sopravvivenza del 59enne. Da qui l’incredulità della famiglia una volta appresa la notizia che il loro caro non era sopravvissuto all’intervento.

Pare che il paziente non avesse particolari allergie e, in un primo momento, sembra appunto escluso che la morte sia sopraggiunta a causa dell’anestesia.

Le ferite agli arti inferiori non avrebbero intaccato arterie vitali. Durante l’intervento però qualcosa è andato storto. Non è ancora chiaro se uno dei medici impiegati nell’operazione chirurgica abbia inavvertitamente toccato e lesionato un’arteria né se il peggioramento dei parametri vitali sia stato conseguenza di un anomalo afflusso di ossigenazione.

I precedenti di presunta malasanità all’interno dello stesso ospedale

Tutti i dettagli verranno ulteriormente approfonditi. Le autorità giudiziarie provvederanno anche a mettere agli atti le dichiarazioni fornite dai diretti interessati.

I medici depositeranno le loro versioni dei fatti per spiegare come la morte del paziente non sia conseguenza di un errore umano ma una tragica fatalità inevitabile.

Solo quando tutti questi elementi saranno maggiormente precisati dal risultato dell’autopsia sarà più chiara la responsabilità da parte dell’équipe medica.

Purtroppo non è il primo caso di presunta malasanità all’interno dell’Ospedale di Agrigento. Il più eclatante episodio porta a quanto accaduto qualche anno fa al piccolo Luigi, al momento della sua nascita.

Il bambino era nato con una grave encefalopatia causata da errate manovre in fase di parto. Gli eventi risalgono al 2018 e il lungo iter processuale a carico di due medici e due infermieri ritenuti responsabili non è ancora terminato. I quattro sono accusati, oltre alle lesioni indotte al neonato, di aver manomesso la cartella clinica alterando i dati.

Oggi Luigi è confinato a vivere a letto, completamente dipendente dai macchinari medici e dall’aiuto dei genitori. Non cammina, non parla, non vede, non può nutrirsi né respirare autonomamente.