Sul fronte salario minimo garantito si inizia a registrare qualche cambiamento di posizione. Secondo quanto riportato da Repubblica, in un articolo al momento non smentito, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è detta disponibile ad “aprire il dialogo” sul tema. A questa timida apertura non conseguirà necessariamente un’approvazione della proposta presentata dalle opposizioni (con l’eccezione di Italia Viva), ma si presenta comunque come una novità degna di nota. Alla dichiarazione di Meloni, quasi nell’immediato hanno fatto seguito quelle di Schlein e Calenda, che a loro volta hanno dato la loro disponibilità a discutere quanto prima della misura.
Meloni disponibile a discutere del salario minimo con le opposizioni
Secondo quanto riportato dal quotidiano Repubblica, avrebbe influito sulla maggiore apertura di Meloni al confronto “l’appello di Carlo Calenda“. La premier ha inoltre aggiunto: “Siccome penso che sia giusto aprire al confronto quando c’è un’opposizione non pregiudiziale non escludo di rispondere”. Meloni continua, dunque, a rimanere su una posizione contraria al salario minimo, per le motivazioni già spiegate in più occasioni: la presidente teme che il salario minimo per legge possa diventare un “parametro sostitutivo” e non “aggiuntivo”, comportando così un adeguamento dei salari al ribasso. I dati raccolti in relazione alla medesima misura in altri Paesi non danno però ragione ai timori della Presidente. E così Meloni non si chiude a un eventuale messa in discussione di tale convinzione e a un approfondimento della misura.
Carlo Calenda è stato tra i primi a commentare, direttamente dal proprio profilo Twitter, il cambio di rotta della Presidente, invitando a fare un lavoro di squadra per raggiungere un obiettivo importante, ritenuto tale da sette italiani su dieci, secondo quanto riportano i sondaggi:
Sono felice che ci sia un’apertura da parte del Governo a discutere di salario minimo. Sospendiamo le polemiche e proviamo a fare insieme qualcosa di utile per l’Italia.
Segue a ruota la segretaria del Partito democratico Elly Schlein, disponibile a incontrare la Premier già da domattina: “Sono felice di leggere oggi che ci sarebbe un’apertura della presidente del Consiglio a un confronto nel merito”. Schlein ha poi aggiunto che la maggioranza, per coerenza, dovrebbe ritirare l’emendamento soppressivo relativo alla proposta unitaria delle opposizioni. La sfida, secondo la segretaria del PD, si gioca a livello europeo e dev’essere diretta a costruire “un’Europa del lavoro di qualità“. Appaiono dunque necessari un’azione collettiva e “cucire sulle battaglie comuni una visione alternativa a queste destre“. Giuseppe Conte e il Movimento 5 Stelle, invece, per il momento non hanno ancora commentato la notizia.
La maggioranza appare ancora contraria alla misura
Nelle ultime settimane il dibattito intorno al tema del salario minimo è stato infuocato e sono numerose le dichiarazioni che hanno fatto discutere. Tra tutte, si segnala qui quella del neosegretario di Forza Italia Antonio Tajani, che ha bocciato la proposta definendola da “Unione Sovietica”, come se fosse qualcosa proprio di un altro mondo e di un’altra epoca, e non un tema di interesse in numerosi Paesi europei e non solo. Il ministro per la protezione civile e per le politiche del mare Nello Musumeci ha a sua volta bollato la misura come forma di “assistenzialismo“. Infine si è aggiunto al coro dei no il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi:
Bisogna scegliere lo strumento giusto e lo strumento giusto non è il salario minimo, ma la riduzione del cuneo fiscale, costi zero per gli aumenti di stipendio e un’alleanza tra lavoratori e imprese per il massimo salario.