Il caso legato alla morte di Andrea Purgatori è ancora sotto la lente degli inquirenti, che hanno iscritto due nomi sul registro della Procura.

Caso Purgatori, indagini sulla morte sospetta

Il giornalista è deceduto lo scorso 19 luglio al Policlinico Umberto I di Roma ma, come raccontano i suoi familiari in un esposto presentato in Procura, sono ben tre le cliniche in cui Purgatori era stato in cura e che, a detta dei parenti, potrebbero aver commesso errori a livello diagnostico.

I due indagati infatti, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, sarebbero i sanitari che lo scorso maggio diagnosticarono a Purgatori un tumore al polmone in stato avanzato, con metastasi al cervello, nella struttura privata Pio XI. Fra questi ci sarebbe il dottor Gianfranco Gualdi, responsabile della Radiologia della clinica.

I pm stanno ricostruendo quanto avvenuto, a partire dal primo ricovero del giornalista presso la clinica Villa Margherita, risalente al 24 aprile scorso 2023.

Molto dipenderà dall’autopsia che si terrà nei prossimi giorni e sarà effettuata dell’equipe del Policlinico di Tor Vergata. Attraverso la tac si accerterà l’eventuale presenza della massa tumorale che era stata diagnosticata alla clinica Pio XI. 

Diagnosi in conflitto: tumore e ischemia

Per capire se ci sono stati errori a livello diagnostico, sarà fondamentale stabilire se Purgatori avesse o meno delle metastasi al cervello, come sembrerebbe essere emerso dalle radiografie nella prima clinica che ha seguito il giornalista. Nel corso dei successivi accertamenti avvenuti in un’altra clinica invece non sarebbero emerse metastasi e i medici avrebbero diagnosticato un’ischemia. Per questo sono state acquisite le cartelle cliniche nelle strutture private che lo avevano in cura — la Pio XI e Villa Margherita — e quelle del Policlinico dove è morto.

Intanto i pm ascolteranno la testimonianza del professor Alessandro Bozzao che, secondo la denuncia dei familiari, avrebbe avuto una lite con Gualdi, proprio in merito alla diagnosi. Gualdi infatti aveva effettuato la radiografia in cui erano emerse le metastasi, mentre Bozzao le aveva escluse. Durante il successivo ricovero all’Umberto I, l’ennesimo esame aveva confermato la presenza delle metastasi.

Bozzao, professore di Neuroradiologia dell’Università La Sapienza e responsabile dell’Unità operativa di Neuroradiologia del Sant’Andrea, ha parlato in un’intervista al Messaggero, smentendo la lite con il collega, ma affermando che forse era necessaria un’altra cura:

In genere queste diagnosi sono piuttosto facili. Ma ci sono casi, come questo, in cui possono essere difficili. Le metastasi potrebbero confondersi con qualcos’altro. Per individuarle, aggiunge il professore, ci vogliono competenza e professionalità. Gli esami sono stati fatti in maniera corretta, ma sono stati interpretati in maniera diversa.

Tuttavia, Bozzao sottolinea che: “Quello che è stato fatto in termini terapeutici non credo abbia influito sulla prognosi e sull’aspettativa di vita del paziente”.