Pastasciutta antifascista cos’è: ecco tutto quello che c’è da sapere. Dalla nascita della tradizione, alla storia, fino alla celebrazione presente ancora oggi. Scopriamo di che cosa si tratta e perché è così importante in Italia. In primo luogo vi diciamo subito che, per capire bene di cosa stiamo parlando, dobbiamo tornare indietro di qualche anno. Facciamo dunque un salto nel tempo e immergiamoci nei tempi della Resistenza.
Pastasciutta antifascista cos’è: ieri e oggi
Tutto parte da un’ambientazione particolare: quella degli anni della seconda guerra mondiale in Italia. Come sappiamo, il nostro Paese si trovava sotto il regime fascista che, tra le tante cose, puntava ad un autarchia alimentare. L’obiettivo del governo dell’epoca era quello di fare in modo che tutti gli italiani utilizzassero sulle proprie tavole ingredienti e cibi italiani.
Oltre a questo punto da non sottovalutare, vi era anche il fatto che in quegli anni si combattevano grandi problemi economici. Gli alimenti a disposizione erano pochissimi e avevano tutti dei prezzi molto alti. La pastasciutta era tra questi. In pochi potevano permettersela.
Mangiare un semplice ma nutriente piatto di pasta in quel periodo storico era molto difficile. Erano pochi i personaggi ricchi e fortunati che avevano questa possibilità. Così, proprio in quel periodo, essa ha iniziato a rappresentare un miraggio, ma anche un obiettivo che gli italiani e, in particolar modo i partigiani, volevano raggiungere.
Oggi la storica pastasciutta antifascista è legata ad una grande festa che si tiene ogni anno il 25 luglio presso l’Istituto Alcide Cervi di Gattatico (Reggio Emilia). Si tratta di una speciale ricorrenza all’insegna della condivisione, dello stare insieme, dei valori di antifascismo, libertà, giustizia e democrazia della famiglia Cervi.
Quando nasce e perché si celebra
La pastasciutta antifascista nasce quindi in Italia in uno dei periodi più duri e più bui della storia del nostro Paese. Ma quando per la precisione e dove? Ve lo sveliamo subito. Era il 25 luglio 1943 quando, dopo la della riunione del Gran Consiglio del Fascismo, Mussolini venne destituito e arrestato. Quel giorno passò alla storia come il giorno della fine del fascismo dopo 21 anni.
A questo punto il Re proclamò Pietro Badoglio come nuovo capo del governo. Gli italiani pensarono che fosse la fine della guerra, ma in realtà non fu così. Il maresciallo si schierò al fianco dei tedeschi e gli scontri armati proseguirono ancora poi per svariato tempo. Nonostante ciò, gli italiani presero il 25 luglio come giorno di festa. Giorno della caduta del regime fascista.
E in che modo celebrarono tale cambiamento storico? Procurandosi farina, burro e formaggio e preparando 380 kg di pasta. A pensare a questa iniziativa ed offrire la pasta a tutti, in modo totalmente gratuito, in piazza a Campegine, località in provincia di Reggio Emilia, fu la famiglia Cervi, che passò così alla storia. Da questo momento in poi tale piatto di pasta viene celebrato in ricordo della fine dell’era Mussolini.
Chi sono i fratelli Cervi?
La famiglia Cervi era già molto nota in città per le sue attività e le sue opere di antifascismo. Ad organizzare il tutto furono il padre Alcide, noto antifascista della città di Reggio Emilia, e i suoi 7 figli, Gelindo, Antenore, Aldo, Agostino, Ferdinando, Ovidio, Ettore. Essi seguivano le sue orme e sarebbero diventati poi dei martiri della guerra. Il 28 dicembre successivo infatti i 7 fratelli furono infatti fucilati a sangue freddo dopo essere stati torturati. A loro è intitolato oggi anche un museo.
Quella giornata, il 25 luglio, fu una vera e propria giornata di festa all’insegna dell’allegria e della libertà. È vero, la guerra si protrasse per altro tempo, ma gli italiani in quel momento festeggiavano la caduta di Mussolini e la fine del fascismo. E lo facevano proprio con un semplicissimo piatto di pasta che per molto tempo era stato un miraggio.
Questa memoria storica sopravvive ancora oggi grazie ai membri dell’Istituto Alcide Cervi, costituito il 24 aprile del 1972 a Reggio Emilia per iniziativa dell’Alleanza Nazionale dei Contadini (oggi Confederazione Italiana Agricoltori), dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, della Provincia di Reggio Emilia, e del Comune di Gattatico.