Tre mesi di carcere e due anni di libertà vigilata: una 19enne in Usa è stata condannata per aver prima abortito e poi per aver seppellito il feto. La ragazza, con l’aiuto della madre, aveva utilizzato la pillola abortiva per interrompere la gravidanza quando aveva 17 anni ed era all’inizio del terzo trimestre. Nell’ambito di un processo per patteggiamento, all’inizio del 2023 si era dichiarata colpevole dell’accusa di occultamento e abbandono di cadavere.
Usa, condannata per aver abortito: indagata anche la madre
Anche la madre della ragazza, Jessica Burgess, 42 anni, è indagata per aver aiutato la figlia. Secondo l’accusa, la madre ha acquistato e poi somministrato le pillole abortive all’adolescente quando erano state già superate le 20 settimane di gestazione. Ossia il limite legale all’epoca nello Stato. Sarebbe poi intervenuta per far sparire il feto, quindi è accusata anche di aver maneggiato “resti umani”. Potrebbe ricevere una condanna fino a due anni.
Il ‘caso Burgess’ è salito alla ribalta nazionale in quanto l’accusa ha usato dei messaggi privati su Facebook, scambiati da madre e figlia, come prova nel processo. In queste conversazioni si accordavano per interrompere la gravidanza e “bruciare” tutte le prove.
Leggi anti-aborto ancora più severe in Nebraska
L’indagine è stata avviata prima che la Corte Suprema, nel giugno 2022, annullasse la protezione costituzionale del diritto all’aborto a livello federale. Nel maggio del 2023 il governatore del Nebraska ha infatti inasprito le leggi anti-aborto. Criminalizzando quindi ogni azione messa in atto oltre le 12 settimane di gestazione.