Non c’è pace nel Partito Democratico, così raccontano alcuni spifferi.

Dopo la conferenza stampa della segretaria Schlein che annunciava riposizionamenti all’interno del partito, sono subito partite le prime voci destabilizzanti

Zingaretti presidente della fondazione: ed è subito polemica

Le voci del dissenso interno alle mille correnti del Pd arrivano dall’agenzia Adnkronos che sottolinea come per una volta c’è più gente che vuole spegnere il fuocherello appena acceso che incendiari professionisti, come in passato.

Nessuna cacciata e nessuna sostituzione assicurano fonti parlamentari vicine alla segretaria, che ci tiene a specificare come il tempo di Cuperlo sia finito quando si è chiuso il mandato di Enrico Letta come segretario.

La questione che però più ha fatto drizzare le orecchie per i cercatori di gossip politici, è quella legata alla nomina di Nicola Zingaretti alla guida della Fondazione Pd.

Ruolo più rappresentativo che politico operativo, finora ricoperto egregiamente da Gianni Cuperlo, voluto su quella poltrona dallo stesso Zingaretti che diede vita alla Fondazione PD quando era segretario del partito.

La presidenza della fondazione quanto conta?

Un giro lungo per l’ex presidente della regione Lazio che, ad una prima impressione nella conferenza stampa della mattina, era sembrato molto soddisfatto del nuovo ruolo.

Mascherando bene, forse, il fatto che questa nuova poltrona lo pone in una posizione molto lontana dalla stanza dei bottoni. Una punizione mascherata per un premo di Presidenza? Da Largo del Nazareno si affrettano a far sapere che si tratterebbe invece di una strategia politica legata alle prossime elezioni europee.

Un modo per agganciare la fondazione a quella della sinistra europea di cui fanno parte i partiti della famiglia del Pse ovvero la Foundation for European progressive studies, di cui è stato presidente anche Massimo D’Alema. Confermando il desiderio velato che Zingaretti si possa occupare del fuori più che di faccende interne.

Solidarietà dei vecchi “giannizzeri” lettiani

Nel partito i sospetti per una disapprovazione sottotraccia verso la segretaria è evidente, e si manifesta nelle parole non dette di quei personaggi che mai, negli ultimi mesi, hanno speso una buona parola per Elly.

Anzi, anche questa volta si affrettano a ringraziare il ‘trombato’ senza mai appoggiare la decisione del vertice. Cercando sempre di evitare ogni messaggio di stima per la segretaria Schlein.

Così abbiamo la Malpezzi che si affretta a farci sapere quanto era bravo Cuperlo, dal palco di Bonaccini a Cesena, e come ha curato la Fondazione “come un po’ un pezzo di sé”. Senza però dare atto alla decisione della segretaria.

Lo stesso ha fatto l’altra ex capogruppo lettiana, quella Serracchiani che mai abbiamo visto esprimersi in un sincero pensiero positivo per la sua segretaria, preferendo ignorarla senza mai nominarla.

Ma che Partito Democratico sarebbe senza che le nuove nomine siano accompagnate da vecchi e rinnovati rancori?

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