Il gruppo “Protesta Michelle” è nato subito dopo che è stato strappato lo striscione dedicato alla giovane davanti al Liceo Gassman, un atto vile che per gli amici della giovane aveva dei responsabili chiari: gli amici di O. il ragazzo reo confesso ed in carcere colpevole di aver ucciso in modo brutale la 17enne Michelle Causo, trovata il 28 giugno all’interno di un carrello accanto a un cassonetto dell’immondizia. Il macabro ritrovamento è stato fatto in via Stefano Borgia, nel quartiere Primavalle. Una storia che ha inorridito tutti.

Se è vero che nella chat ci sono stati messaggi molto forti con minacce di morte al ragazzo “Se esce ci pensiamo noi”, oppure “Dateci gli Instagram de ste mer**….facciamo peggio della Francia” e sfoghi sugli amici che si sono dissociati da lui, resta però chiaro che si trattava di proteste di alcuni giovani piuttosto che di una faida tra gang degne della New York mafiosa dei film di Francis Ford Coppola. Frasi isolate con altri che hanno tentato di far ragionare gli altri membri mostrando screen di ex amici di O. dalla parte di Michelle.

Protesta Michelle, il vero motivo della nascita del gruppo

Il fidanzato Flavio dopo lo striscione strappato non ci ha visto più ed è lui quello che ha fatto nascere il gruppo Protesta Michelle, insieme ad un amico e un’amica della giovane 17enne assassinata: “Dobbiamo andare cattivi per far capire che non dimentichiamo. Io questa cosa che è successa me la devo portare fino alla morte quindi se ce stanno giornalisti guardie non me ne frega un ca***”. I ragazzi scrivono che “O. avrà soltanto 10 anni e poi uscirà, non ci fidiamo dobbiamo far sentire la nostra voce”, con la proposta più forte che era quella di un sit in con tanto di striscione forse proprio davanti al carcere dove l’assassino è rinchiuso.

Una protesta dunque pacifica, di cui una delle componenti di nome A. aveva anche parlato con alcuni agenti delle forze dell’ordine. Un’azione anche figlia delle cattiverie, a loro dire, dette su Michelle CausoSi parla di pistola in mano a lei quando era O. ad avere una scaccia cani si vedeva nei video sui social”, poi tutti sono concordi su una cosa “Scrivono che Michelle era una drogata, ma si devono vergognare così di una ragazza morta. Non lo era, ma anche se lo fosse stata sembra che i giornali autorizzino un omicidio”. Parole durissime verso gli amici di O., anche se poi la conversazione scivola più su una protesta organizzata addirittura con richiesta di autorizzazione. Questo almeno fino a quando non è uscito il pezzo de La Repubblica che ha scatenato reazioni fortissime da parte di questi ragazzi che si sono sentiti traditi e spiati.

Chat dei ragazzi pubblicate, la rabbia è esplosa

La pubblicazione di chat private, non solo la trascrizione ma gli screen seppur con i nomi oscurati, di alcune specifiche parti per far passare un messaggio di violenza dilagante nel gruppo da parte del quotidiano La Repubblica hanno scatenato una reazione forte da parte di alcuni di loro: “Giornalista cane da pecore” e poi la voglia da parte dei più lucidi di denunciare per violazione della privacy essendo un gruppo privato “Continuate a scrivere e io vi denuncio inf*** e me***” le parole di A.

Gli altri ragazzi utilizzano insulti non ripetibili tra cui il più gettonato è “Giornalista terrorista” oppure “Scrivono quello che gli pare quando vogliamo difendere la memoria della nostra amica e andare contro i femminicidi”. L’articolo ha scatenato anche una vera e propria caccia al giornalista, con decine di persone con la foto da adulti  nel profilo whatsapp espulse dalla chat con l’accusa di essere spie. Lo stesso V. miglior amico di Michelle Causo, ora si nega alla stampa: “Ora non parlo più con voi siete delle merde”, aggiungendo l’emoticon del clown.

Altri siti riprendono l’articolo parlando di gruppo dove è fomentato un clima di odio, quantomeno esagerando nelle ricostruzioni come dimostra la reazione dei giovani. La minaccia e la caccia contri i giornalisti sono esplicite “Non fatevi più vedere a Primavalle”. I nuovi nemici non sono più gli amici di O., ma la stampa.

Quando  è iniziata questa vicenda delle amiche di Michelle Causo erano disponibili a parlare con noi, TAG24 ne aveva intervistate diverse. Oggi questo non è più così: “Ci avete rotto il ca***, scrivete solo per fare audience sulle spalle di una morta”. Quando chiediamo conferma sull’eventuale sit-in per Michelle spiegano: “La protesta che vogliamo fare è per tutte le donne vittime di un uomo, per far sì che questo non esca più dal carcere. A voi non ve ne frega nulla. Ci siamo fidati a parlare con voi, non fatevi più vedere”.

Parole dure che fanno capire come non ci sia più spazio al dialogo dopo quanto emergo e dopo che parti del gruppo whatsapp sono diventati di dominio pubblico: “Ma di cosa vi stupite? È chiaro che siamo avvelenati con chi sostiene O., ma nessuno voleva ammazzare qualcun altro sono cose inventate” le parole invece di un amico di Michelle. Coloro che ci hanno confidato chi era la loro amica ora ci guardano con sospetto.

La testimonianza di un amico che coordina il gruppo in esclusiva

Nicholas Lucarelli, 20 anni, è uno dei migliori amici di Michelle e dopo un po’ di sospetto sceglie di parlare in esclusiva con TAG24 per lanciare un messaggio e un appello: “Questo gruppo è stato fondato per ricordare Michelle e per far capire a tutte le persone che più si va avanti peggio”, poi il giovane ragazzo mostra grande maturità “Io da uomo chiedo solo giustizia per tutte le donne, io questo mese non ho perso solo michelle ho rischiato di perdere anche un’altra mia amica che a subito violenza ed è stata lasciata dentro un bosco priva di sensi. Voglio solo mettere fine a tutto questo. Io non ho insultato nessuno e non voglio assolutamente altre vittime”, poi arriva la smentita alma ricostruzione uscita su La Repubblica: “È una ricostruzione faziosa. All’ inizio giustamente ci siamo arrabbiati, abbiamo preso lo strappo dello striscione come una grande mancanza di rispetto nei confronti di tutti noi amici e dei suoi famigliari. Ma quando parliamo di manifestazione cazzuta non parlavamo di vendetta fisica. Hanno scritto cattiverie su di noi del gruppo, cose false”.  Poi l’ennesimo ricordo dell’amica: “Io penso che ci sia solo una grande sensazione di vuoto dentro i nostri cuori e questo ci porta a dire cose che non faremmo mai”. Non c’è nessuna guerra tra Primavalle e il Bronx, solo una voglia di rispetto per Michelle Causo.