In Italia fa caldo, sempre più caldo: e ad alzare la temperatura ci pensano anche alcuni temi scottanti dell’agenda politica, che premono per essere discussi e attuati dal Governo. Tra questi ci sono anche gli argomenti toccati dal Presidente dei Confindustria Carlo Bonomi, ospite a Start di SkyTg24, che si è concentrato sulle spinose questioni legate all’economia italiana.
In particolare, Bonomi ha espresso il suo parere su lavoro, Pnrr, transizione Green, inflazione e caro vita.
Bonomi sul lavoro: “Serve piano per smart working durance queste giornate di caldo estremo, come con il Covid”
Lavorare con questo caldo record è per molti difficile e, soprattutto quando per raggiungere l’ufficio è necessario percorrere grandi distanze o quando la struttura dove si lavora non è dotata di aria condizionata, potrebbe rivelarsi anche un rischio per la salute. Per questo motivo, Bonomi sceglie di aprire la sua intervista proponendo un piano per la gestione dello smart working in queste giornate di temperature estreme.
Il modello sarebbe quello già messo a punto durante il Covid, con soluzioni che vadano oltre al semplice ricorso alla cassa integrazione.
Restano sul tema del lavoro, il Presidente di Confindustria parla anche del salario minimo:
La direttiva Ue sul punto aveva due obiettivi. Il primo era intervenire sui Paesi dell’Est che fanno dumping sul costo salariale. Il secondo era regolamentare il salario tra i vari Stati membri. Su questo aveva dato un parametro: 60% della mediana dei salari. Ma il tema vero è quello di spingere la contrattazione collettiva nazionale. Ci sono dei settori con salari bassi? Sì, ma quali sono? Perché non sono quelli di Confindustria. I nostri superano tutti i 9 euro, quello dei metalmeccanici è quasi a 11 euro.
Infine, a proposito del cuneo fiscale, Bonomi consiglia di preparasi alla legge di Bilancio, momento che rappresenterà «la vera sfida» per il fisco italiano. Il numero uno di Confindustria spera che proprio quella sarà l’occasione di rendere il cuneo fiscale una «misura strutturale»:
Bisogna vedere se interverrà e renderà la misura strutturale, che per ora non lo è. In area Ocse, l’Italia è il terzo paese per le tasse su lavoro, si pagano più tasse sul lavoro che sulle rendite finanziarie. Sono soprattutto i redditi sotto i 35 mila euro”ad aver bisogno di un intervento importante. È giusto in questo momento riconoscere di più ai lavoratori di questa fascia di reddito, significa mettere in tasca 1200 euro, è una mensilità in più. Ma deve essere strutturale. Noi auspichiamo che gli interventi diventino strutturali, al momento non lo sono ancora.
Pnrr e transizione green: “Il Piano non va nella giusta direzione, la transizione va insieme a sostenibilità sociale ed economica”
Bonomi appare piuttosto critico sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nell’ambito del quale l’Italia si è finalmente vista confermare la terza rata: «Non va nella giusta direzione, noi lo abbiamo sempre sostenuto», affonda e rivendica il Presidente di Confindustria.
Inoltre, Carlo Bonomi parla di transizione verde e ribadisce un concetto che, secondo lui, è fondamentale: l’innovazione green è certamente «una grande opportunità», ma va legata strettamente «alla sostenibilità sociale ed economica, se no crolla tutto». L’esempio paradigmatico in questo caso è automotive, per cui si è decretato lo stop delle auto a combustibile fossile entro il 2035:
Se spengo 70mila posti dell’automotive, non è che il giorno dopo ne trovo altri 70mila. Bisogna ricollocare i lavoratori, formarli. È questo il problema: l’Europa non ha considerato questi temi.
Bonomi sull’inflazione: “Alla fine dell’anno scenderà tra il 3 e il 4%”
A conclusione della sua intervista, Carlo Bonomi dedica qualche parola all’inflazione in Italia che, dopo mesi di valori alle stelle, pare si sia decisa a calare. Questo il commento del leader di Confindustria sul tema, non del tutto convinto dalla politica dei tassi adottata anche a livello europeo:
Veniamo da un decennio di tassi negativi. Era inevitabile che la situazione cambiasse. Ma non ci convince questa politica dei tassi, soprattutto quella degli annunci sui tassi: spaventa i mercati. Avevamo stimato che l’inflazione alla fine di quest’anno sarebbe stata tra il 5 e il 6%. Ora abbiamo rivisto le stime, potrebbe essere tra il 3 e il 4%. Ma non è merito delle politiche della Bce, la storia insegna che l’inflazione non si abbassa alzando i tassi.