Un po’ con il governo, un po’ con le opposizioni. Fa così Azione che, preferendo posizionarsi sui temi più che sugli steccati, si divide tra la battaglia sul salario minino – portata avanti con gli altri partiti di opposizione tranne, tu quoque, Italia Viva – e la convergenza con l’esecutivo per quanto concerne la riforma della giustizia. Carlo Calenda ha già detto, a più riprese, di apprezzare il Ddl Nordio. Oggi, a riverberare questa posizione dagli uffici di Azione, è Mariastella Gelmini. Ma guai a sospettare che dietro ci sia una precisa volontà di schiacciarsi, diciamo tout court, con il governo:
Non ci spostiamo da nessuna parte. Noi – dice in una intervista al Corriere della Sera – siamo al centro dello schieramento e vogliamo superare il bipopulismo. Presidiamo l’area riformista, europeista e popolare nella quale tanti elettori possono riconoscersi. E con questo obiettivo facciamo opposizione entrando nel merito delle proposte, senza pregiudizi ideologici Forse questo sembra anomalo per questo Paese.
Il dialogo con il governo, assicura Gelmini, funziona solo in parte. Anche perché, ha detto, sembrano esserci due governo Meloni:
Quello sovranista con un approccio populista, come per esempio sui rave party. E poi c’è quello che, smentendo i toni da campagna elettorale, ricalca posizioni che abbiamo condiviso quando premier era Draghi. Non possiamo mica votare contro le nostre idee perché adesso a Chigi c’è Meloni.
Azione sta con Nordio sulla giustizia
Nordio ha predisposto un primo disegno di legge che su abuso d’ufficio e traffico di influenze ricalca le nostre posizioni.
Così Mariastella Gelmini, tra i big di Azione, commenta la riforma sulla giustizia pensata dall’esecutivo di Meloni. Poi, nello specifico, parla così della possibile cancellazione dell’abuso d’ufficio:
Penso che dovremmo essere preoccupati piuttosto del dato che vede migliaia di fascicoli aperti per questo reato e pochissimi processi, con ancor meno condanne. È un problema e innesca due conseguenze gravi: mina la credibilità di amministratori e funzionari, e rallenta, per la paura della firma, le opere pubbliche. Direttiva europea sulla corruzione bocciata insieme al centrodestra? La materia penale è e deve rimanere materia appannaggio dei parlamenti nazionali. Noi siamo molto rigidi contro la corruzione, ma quella direttiva non rispettava i requisiti di proporzionalità, sussidiarietà e adeguatezza dell’atto normativo europeo sul quale si è espressa la stessa Commissione.
Opposizioni (le altre) pregiudiziali
Gelmini, poi, passa all’attacco di Movimento 5 Stelle e Partito Democratico responsabili – dice sempre al Corriere della Sera – di avere una posizione rigida e pregiudizialmente ideologica. Lo si è visto, tra le altre cose, nell’ambito della legge Calderoli sull’autonomia differenziata. Le sue parole:
Se si parla di autonomia differenziata non è perché se la sia inventata la Lega, ma perché proprio il centrosinistra ha scritto la legge costituzionale che la prevede. E poi, in questi vent’anni, ha depositato disegni di legge sullo stesso tema. E tuttavia quell’autonomia e quel federalismo fiscale i cui principi sono stati fissati in Costituzione, sono rimasti inapplicati. Il disegno di legge Calderoli ha ampi margini di miglioramento. Se opportunamente ricondotto in un quadro di solidarietà nazionale e proporzionato gradualismo, potrebbe ricucire il Paese, non allargare il divario.
E ancora, sempre nel merito della riforma proposta dal Ministro della Lega:
Il divario esiste ed è cresciuto con il centralismo. Se colleghiamo concretamente la definizione e il finanziamento dei Lep, livelli essenziali di prestazione, e l’autonomia in un contesto di più stretto coinvolgimento del parlamento, l’autonomia può essere l’occasione per colmare i divari.
Autonomia? Parliamone!
Sì alla riforma sulla giustizia, nì a quella dell’autonomia differenziata. Mariastella Gelmini, su una possibile convergenza anche sul secondo dossier, evita le risposte nette e chiede, piuttosto, che la maggioranza preda in considerazione gli emendamenti proposti da Azione. Le sue parole:
Sto dicendo alla maggioranza di governo di discutere in parlamento gli emendamenti che abbiamo presentato: in sintesi definire e finanziare i Lep, restituire centralità al parlamento, chiarire da subito quali delle 23 materie del Titolo V resteranno sempre e comunque di competenza statale, per esempio scuola e energia. Il governo li prenda in seria considerazione, li approvi. Con il Pnrr che è uno strumento che tiene insieme sia gli investimenti sia le riforme, è un momento storico. Il momento giusto per uscire dalle contrapposizioni ideologiche anche sul regionalismo e ricucire il Paese anche tra Nord e Sud. Uniti, pur nel rispetto delle diverse sensibilità regionali.