Di Covid ormai quasi non se ne parla più, ma basta un attimo di disattenzione per riaprire il rischio di una rinascita dell’infezione: l’Oms parla di una nuova variante, la EG.5, che potrebbe far parlare di sé nei prossimi mesi.

In questo momento sono 7 le varianti del virus sotto stretto monitoraggio dell’Organizzazione mondiale della Sanità. Si tratta delle forme BA.2.75 (Centaurus), CH.1.1 (Orthrus), XBB (Gryphon), XBB.1.9.1 (Hyperion), XBB.1.9.2 e XBB.2.3 (Acrux), a cui va aggiunta la novità di questi giorni, la EG.5.

Questa la comunicazione dell’Oms in merito a questa new entry nella classificazione Vum (varianti sotto monitoraggio):

EG.5 è stata classificata come Vum il 19 luglio. È un lignaggio discendente di XBB.1.9.2 con una mutazione aggiuntiva (F456L) nella proteina Spike, ha mostrato una prevalenza in aumento a livello globale dalla settimana epidemiologica 21 (22-28 maggio). Attualmente non ci sono prove di un aumento dei casi e dei decessi associati a EG.5, o di un cambiamento nella gravità della malattia.

Ma l’attenzione, come ci hanno insegnato questi anni di pandemia, non è mai troppa e l’Oms è pronta a monitorare questa nuova variante per scongiurare l’eventualità di un’indesiderata sua proliferazione.

Nuova variante Covid: l’EG5 sotto osservazione, più pericolose varianti Kraken e Arturo

Mentre alla lista delle Vum si aggiunge la variante EG5, l’attenzione dell’Oms non può essere distratta dalla due osservate speciali, le due varianti covid più pericolose: Kraken (XBB.1.5) e Arturo (XBB.1.16). Queste due forme del virus sono state inserite nel gruppo Voi, ossia l’insieme delle Varianti di interesse.

La Kraken, fortunatamente, sembra in calo, con una incidenza del 15,8% nella settimana epidemiologica del 26 giugno-2 luglio. Due settimane prima il dato si attestava intorno al 23,5%. In crescita è invece la variante Arturo, che prende il posto di Kraken sulla vetta della classifica come forma di covid più diffusa.

La variante presenta oggi il 20,7% delle sequenze individuate dall’Oms, con un dato che è rimasto stabile nel corso delle ultime settimane.

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Covid: decessi in aumento nell’Ovest del Pacifico

Se nel resto del mondo è ormai chiaro il trend del calo dei decessi e dei contagi legati all’infezione da Covid-19, l’area a Ovest del Pacifico pare ancora in difficoltà. In questa zona del globo il Coronavirus è tutt’ora una piaga che causa molti morti (+30% nei decessi, secondo l’organizzazione ginevrina), mentre la curva epidemiologica pare in calo in Africa, dove nelle scorse settimane sembrava essersi ripalesato lo spettro dell’aumento dei decessi.

In tutto il mondo, in ogni caso, i dati della pandemia fanno ancora impressione: sono oltre 768 milioni i casi confermati e oltre 6,9 milioni i decessi.

Il report dell’Oms specifica però che si tratta di un dato inevitabilmente incompleto, in quanto anche «aggiornato retrospettivamente»:

I contagi segnalati non offrono una rappresentazione accurata dei tassi di infezione, a causa della riduzione dei test e delle segnalazioni a livello globale.

Inoltre, l’Oms torna a ribadire che

sebbene l’emergenza sanitaria pubblica internazionale per Covid-19 sia stata dichiarata conclusa 5 maggio scorso, Covid rimane una grave minaccia. Per questo si invitano i governi a mantenere, non a smantellare, l’infrastruttura anti-Covid consolidata.

I dati della diffusione del Covid

Dal report è emerso che i nuovi casi di contagio stanno diminuendo in tutte e sei le regioni monitorare dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità, con una riduzione significativa del 79% nel Mediterraneo orientale, del 71% in Europa, del 70% nel Sudest asiatico, del 36% in Africa e nelle Americhe, e del 9% nel Pacifico occidentale.

Allo stesso modo, i decessi sono in calo in cinque regioni, con una diminuzione del 72% nel Mediterraneo orientale, del 70% in Europa, del 63% nel Sudest asiatico, del 14% in Africa e del 13% nelle Americhe. Tuttavia, nel Pacifico occidentale, i decessi sono aumentati del 30%.

In Europa, per quanto riguarda l’incidenza dei casi, l’Italia e la Francia se la cavano abbastanza bene, con una diminuzione del numero di contagiati rispettivamente pari al 63% e 89%.