Le clamorose e recenti prestazioni di Jonas Vingegaard al Tour de France, hanno riaperto inevitabilmente le classiche analisi rispetto al tema del doping all’interno del mondo del ciclismo. Dopo le doppie botte rifilate a Pogacar tra martedì e mercoledì, i media francesi non ci hanno pensato due volte a gettare l’ombra del sospetto, a partire da l’Equipe che negli scorsi giorni ha evidenziato un passaggio in particolare:

La sua prestazione ha alimentato anche un altro fuoco, quello del sospetto. L’eterno problema del ciclismo che flirta con ogni risultato eccezionale. Domande legittime che covano nelle ceneri del passato. Rispondere è una delle responsabilità che derivano dalla maglia gialla.

Ecco perché – dopo l’arrivo a Courchevel in cui Vingegaard ha rifilato altri 7 minuti al suo diretto avversario, facendo vedere ancora una volta di avere un motore totalmente difficile – il danese ha dovuto rispondere alle domande in questo senso.

Ombra doping su Vingegaard, le sue parole: “Non prendo niente che non darei a mia figlia”

Il padrone del Tour de France 2023 ha replicato in questa maniera a chi ha tirato fuori il tema del doping:

Capisco lo scetticismo. Capisco che sia difficile per alcune persone credere nel ciclismo visto quello che è successo in passato. Ma siamo tutti piloti corridore da allora. E posso dire con la mano sul cuore… Non prendo niente e non faccio niente di proibito. Non prendo niente che non darei a mia figlia. Posso dire che questi non sono tempi di Lance Armstrong. Corriamo con “carburante” diverso da quello di Armstrong. Lo sport è chiaramente diverso ora. Sono felice di aver vinto la tappa martedì e sono sicuro al 100% che nessuno mi toglierà mai quelle vittorie.

A questo punto, attendiamo l’ultima grande tappa di montagna che dovrebbe mettere fine ai giochi della Grand Boucle. Altra botta verso Tadej Pogacar? Dipenderà dallo sloveno che fino alla fine della seconda settimana aveva risposto colpo su colpo prima della crisi di ieri. Da essere umano.