È rientrato nell’isola di Ortigia il peschereccio italiano Orizzonte, attaccato a colpi di mitra da una motovedetta libica nei giorni scorsi. A denunciare la vicenda, verificatasi lo scorso martedì 18 luglio in acque internazionali, sono gli stessi armatori siciliani, che hanno confermato il rientro dell’imbarcazione.

La Federazione degli armatori siciliani mostra “profondo rammarico” per l’accaduto attraverso le parole del presidente Fabio Micalizzi.

L’immagine di chiari e evidenti segni dei colpi è eloquente e drammatica. Fortunatamente, tutti i membri dell’equipaggio sono miracolosamente salvi, ma ciò che hanno vissuto avrebbe potuto trasformarsi in una vera e propria strage.

Già ieri, Micalizzi aveva auspicato un intervento imminente da parte del governo italiano, “con serietà ed urgenza”, per fatti che “non devono più avvenire”. Soprattutto a tutela di pescatori ed armatori, che “chiedono di lavorare in pace e nel pieno rispetto delle regole internazionali e delle leggi del mare”.

Peschereccio italiano attaccato, la Federazione degli armatori siciliani: “Non ci fermeremo finché non avremo ottenuto giustizia”

Ai microfoni dell’Adnkronos, il rappresentante della Federazione parla di un “racconto commovente e inquietante” relativo al “terrore” vissuto dagli uomini a bordo. L’equipaggio, infatti, ha raccontato di “essere stati legati come salami, picchiati e soggetti a furti di denaro e oggetti in oro”.

Atti “di violenza inaudita“, considerati “inaccettabili” e che richiedono “una risposta immediata e ferma”.

I legali della Federazione armatori siciliani stanno completando l’esposto che sarà depositato a mezzo pec presso la Procura della Repubblica di Roma e, a breve, presso la Procura della Repubblica di Catania. I fatti sono avvenuti in acque internazionali e la Marina Militare Italiana è a conoscenza dell’accaduto.

Il prossimo passo è quello di ricevere “risposte concrete e tempestive dalla magistratura e dal governo”. Soprattutto per il bene dell’equipaggio e in particolare dell’armatore Nino Moscuzza, le vittime dall’aggressione.

Il nostro intento è perseguire con fermezza i responsabili di questa atroce azione e assicurare loro la giusta punizione prevista dalle norme di diritto internazionale. Non ci fermeremo finché non avremo ottenuto verità e giustizia.

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