Opposizioni unite e compatte sul salario minimo. Tutte tranne Italia Viva. Non riesce a fare a meno di notarlo, questo, Carlo Calenda che pur riconoscendo la federazione del suo partito con quello di Renzi non si tira indietro dal riservare loro, all’occorrenza, qualche stoccata. Lo fa oggi, il Senatore, in un‘intervista al Corriere della Sera in cui commenta così il non appoggio di Italia Viva alla proposta – che invece ha fatto convergere tutti gli altri partiti di opposizione – sul salario minimo:

Il salario minimo era nel nostro programma elettorale. Quindi la posizione di Renzi ci sorprende. Come la difesa di Daniela Santanchè. Ma oggi siamo due partiti separati, per sua volontà: bisogna chiedere a lui.

Siamo due partiti separati, dice Calenda mettendo – forse – una pietra tombale sul progetto di creazione di un unico partito di centro riformista e repubblicano. Ma guai a pensare che, alla luce di come stiano andando le cose, Azione possa voltare le spalle ad Italia Viva per cercare alleanze con altri soggetti politici dell’opposizione:

No. La pensiamo diversamente su troppe cose. Noi non siamo ideologici. Votiamo la delega fiscale del governo perché è quella di Draghi, che avevamo condiviso, e l’abolizione dell’abuso d’ufficio che era nel nostro programma. Ma non significa che entriamo in maggioranza. Il Paese muore di conflitti ideologici e noi vogliamo chiudere questa stagione

Calenda spinge per il salario minimo

Tornando nel merito del salario minimo, Carlo Calenda ne è un convinto sostenitore e nella sua intervista prova a spiegare il perché:

C’è un problema di lavoro povero che coinvolge circa 4 milioni di italiani che pur avendo un’occupazione a tempo pieno non arrivano a 1.200 euro netti al mese. Quelli sui quali più si è abbattuta l’inflazione nell’ultimo anno. Il salario minimo evita che il lavoro diventi sfruttamento. I 9 euro lordi all’ora sono calcolati precisamente sul 50% del salario medio adeguato al 17% dell’inflazione del 2022 sui redditi bassi. Parametri compatibili con la direttiva europea, non un numero a caso.

Calenda, poi, difende la bontà della proposta illustrandone la fattibilità e la sostenibilità in termini di coperture statali. Le sue parole:

La nostra proposta è prudente. Prevede un tempo lungo per l’adeguamento dei contratti nazionali. E per allora, in sede di legge di bilancio, si potrà modulare il fondo per aiutare le imprese. che avranno un aggravio sul costo del lavoro.

Calenda, che cerca sempre di tenere aperto un canale di comunicazione con il governo, senza chiusure aprioristiche come quelle di altri partiti dell’opposizione, ha cercato di intavolare una discussione di merito con Giorgia Meloni. Ma dalla Presidente del Consiglio, fa sapere il leader di Azione, ancora nessuna risposta:

Non ancora ufficialmente. Esiste un problema che interroga il mondo occidentale e noi avanziamo una proposta seria. La reazione non può essere la boccio e non discuto. E senza avere una proposta alternativa. Spero e credo che vorrà aprire un dialogo.

Nel frattempo, dialogo o no, la proposta delle opposizioni è ufficialmente naufragata. La maggioranza di centrodestra, infatti, ha presentato un emendamento soppressivo al testo sul salario minimo in Commissione Lavoro alla Camera.

Ma quale Urss!

Infine, Calenda ha risposto ad una provocazione lanciata nei giorni scorsi da Antonio Tajani. Il Ministri degli Esteri e Vicepremier – nonché neosegretario di Forza Italia – ha bocciato la proposta del salario minimo bollandola quale misura da Unione Sovietica. La controreplica del Senatore di Azione:

È tanto una cosa da Urss che ce l’hanno tutti i paesi dell’Ocse, dagli Stati Uniti a Francia e Germania. Tajani ha detto una stupidaggine. Il rischio è che per lui valga la massima: non ti capiti mai la iattura di ricevere un incarico superiore a quello che sei in grado di portare avanti.