Pensioni Inps, si riducono i nuovi trattamenti decorrenti nel 2023: a perdere sono soprattutto le uscite anticipate, a iniziare da opzione donna, i cui requisiti del nuovo anno sono aumentanti restringendo la platea delle lavoratrici in uscita. Sui dati incide anche la fine di alcune sperimentazioni delle quote, la 100 e la 102, senza dubbio più convenienti, a livello di requisiti, dell’attuale 103.

Da gennaio a giugno 2023 l’Inps ha erogato 370.136 nuove pensioni con decorrenza nel primo semestre di quest’anno. La riduzione rispetto allo stesso periodo dello scorso anno è stata del 16,6 per cento. Da gennaio a giugno del 2022, infatti, le nuove pensioni erano state 444.118.

I dati emergono dall’Osservatorio dell’Istituto di previdenza per i flussi di pensionamento. In tutto lo scorso anno, le nuove pensioni erogate dall’Inps erano state 853.842, con un importo mensile medio di 1.180 euro. Da questo punto di vista, anche l’importo medio dei primi sei mesi di quest’anno è in calo.

Pensioni Inps, si riducono i nuovi trattamenti 2023: perdono opzione donna e le quote

Arriva dall’Osservatorio Inps sui flussi di pensionamento il dato del calo delle nuove pensioni del 2023 rispetto allo scorso anno. Nel primo semestre di quest’anno, infatti, le nuove pensioni sono state pari a 370.136 rispetto alle 444.118 dei mesi da gennaio a giugno del 2022. La riduzione dei trattamenti aventi decorrenza nel primo semestre dell’anno è pari al 16,6 per cento.

In tutto lo scorso anno, i nuovi trattamenti di pensione sono stati 853.842 con un importo medio alla decorrenza del trattamento previdenziale di 1.180 euro. Anche dal punto di vista dell’importo mensile vi è una riduzione. Infatti, nei primi sei mesi di quest’anno, chi è andato in pensione ha iniziato a percepire un importo mensile di 1.168 euro. I dati sulle pensioni riguardano soprattutto le informazioni sui canali di pensionamento anticipato, che stanno facendo registrare numeri inferiori rispetto agli scorsi anni.

Pensioni Inps 2023, qual è l’importo medio mensile del trattamento?

Dal punto di vista dei canali di uscita, dunque, vi è un calo delle pensioni anticipate mediante le quote. La riduzione dei nuovi trattamenti previdenziali dipende dalla fine delle sperimentazioni di quota 100 e quota 102 degli scorsi anni. Quota 100 aveva avuto decorrenza nell’anno 2021 e nei primi mesi del 2022 per alcuni trattamenti di pensione. Lo scorso anno, era partita la sperimentazione della quota 102, con meno appeal rispetto a quota 100, così come l’attuale quota 103 rispetto alle precedenti. Ciò dipende anche dalla convenienza e dall’accessibilità dei requisiti per poter agganciare il canale di pensionamento anticipato.

Dei dati Inps sono disponibili anche informazioni relative ai lavoratori del pubblico impiego. I dipendenti Pa andati in pensione nei primi sei mesi di quest’anno sono stati 42.955, rispetto ai 63.630 del 2022. La riduzione dei pensionamenti della Pubblica amministrazione è stata pari addirittura al 36,01 per cento.

Pensione, in calo quota 103 e opzione donna

In calo anche il canale di pensionamento anticipato delle lavoratrici con opzione donna. Nei primi sei mesi di quest’anno, infatti, le nuove pensioni con questa opzione sono state 7.536 contro le 24.559 di tutto il 2022. La riduzione è dovuta, in particolare, all’aggravamento dei requisiti di uscita anticipata.

Fermo restante il numero di anni di versamenti contributivi pari a 35, nel 2023 le lavoratrici possono agganciare l’opzione donna all’età di 60 anni, con una riduzione di un anno per ogni figlio avuto, fino a un massimo di due anni e un’uscita minima a 58 anni di età. Ma occorre trovarsi anche nella situazione di accudire persone in difficoltà (caregiver), avere una riduzione della capacità lavorativa del 74 per cento oppure essere state licenziate. L’importo più frequente della pensione con opzione donna è pari a 1.000 euro.