“La gioia è un modo di essere, di guardare se stessi e il mondo che rimanda alla serenità e alla pace interiore, ponendosi in antitesi con la rabbia, con la quale pure coesiste nell’animo umano. Rispetto alla felicità, che riguarda l’individuo nella sua singolarità, la sua dimensione è corale e si declina al plurale nella condivisione con gli altri”. E’ il pensiero di Vittorino Andreoli che calza a pennello con una storia che mi ha raccontato un amico che dice di averla letta da qualche parte e ne è rimasto colpito tanto da scriverla su un quaderno di appunti.

Ecco l’aneddoto. Un giorno una maestra portò a tutti i bambini di una scuola alcuni palloncini, dicendo loro di gonfiarli e infine di scriverci sopra il proprio nome e cognome. Fece quindi mettere tutti i palloncini nei corridoi e disse ai bambini che avrebbero avuto cinque minuti di tempo per ritrovare ognuno il proprio. Passati i cinque minuti soltanto pochissimi di loro erano riusciti a ritrovare il proprio palloncino.

La maestra e la saggezza spiegata ai bambini

Allora la maestra disse: “Ragazzi, ora avete cinque minuti di tempo per prendere un palloncino a caso e consegnarlo al proprietario in base al nome che troverete scritto sopra”. In poco più di tre minuti ogni bambino aveva il proprio palloncino in mano. La maestra alla fine disse: “Ragazzi, i palloncini sono come la felicità. Nessuno la troverà cercando solo la propria. Se ognuno si preoccupa di quella dell’altro, allora troverà in fretta anche la sua”. Parola di insegnante, da autentica maestra di saggezza.

Stefani Bisi

Leggi anche Il palloncino rosso che trasporta favole