Il 12 luglio un’imbarcazione carica di migranti fu interessata da un naufragio al largo di Lampedusa, che causò la morte di un bambino di 4 anni: oggi sono stati individuati e arrestati i due presunti scafisti responsabili della tragedia.
Si tratta di due giovani della Sierra Leone, un 20enne e un 19enne. I due ragazzi, poco più che maggiorenni, sono stati fermati con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte come conseguenza dello stesso reato.
Naufragio a Lampedusa: arrestati gli scafisti responsabili
C’erano 44 migranti sulla nave gestita dai due giovani presunti scafisti finiti in manette. L’imbarcazione si era ribaltata a poca distanza dal porto di Lampedusa, dove era diretta: diversi i dispersi e i morti, tra cui il piccolo di 4 anni. Inutili i tentativi di soccorso: per cui non c’è stato niente da fare.
È stata la nave Dattilo della Guardia Costiera a prestare i primi soccorsi ai naufraghi. La Dattilo ha intercettato i migranti naufragati durante il suo tragitto dall’hotspot di Lampedusa a Reggio Calabria, mentre trasportava 500 profughi per un trasferimento. Le condizioni dei sopravvissuti erano apparse critiche: l’equipaggio della nave Dattilo ha tentato di rianimare il bimbo, in viaggio con la madre, ma purtroppo il suo cuore aveva già smesso di battere.
Naufragio del 12 luglio: i fatti
L’ennesima tragedia del mare si è compiuta proprio ad un passo dalla meta tanto agognata da qui, disperatamente, aveva intrapreso quel pericoloso viaggio lunga la rotta mediterranea. 44 persone, tra cui alcuni minori: tutti si erano imbarcati in un peschereccio tunisino, per poi essere trasbordati sulla Dattilo dopo che la loro imbarcazione si era ribaltata.
A bordo della nave della Guardia Costiera, si è subito capito che per il piccolo, probabilmente di nazionalità nigeriana, era ormai già troppo tardi, tanto che non è stato nemmeno necessario il trasporto di urgenza a Lampedusa, come invece è accaduto per i 14 migranti in condizioni di salute critiche.
Al suo arrivo a Reggio Calabria, la madre del bambino deceduto ha preso parte ad un programma di assistenza psicologica, secondo quanto stabilito dalla Prefettura.