Pensioni, nella legge di Bilancio 2024 il governo sarebbe dell’intenzione di puntare solo un miliardo di euro per una misura ponte rispetto ai 12 o 15 che dovrebbero servire per prolungare il taglio del cuneo fiscale e le misure per defiscalizzare i fringe benefit. Il pacchetto lavoro e previdenza della Manovra 2024 sarà, dunque, un passaggio intermedio per le pensioni in attesa di una vera e organica riforma che, però, dovrebbe arrivare solo nei prossimi anni.
Abbandonata l’idea della quota 41 per tutti, almeno per il momento, l’esecutivo sarebbe alle prese con la decisione di quale sia la misura da introdurre per il prossimo anno al fine di garantire quella flessibilità in uscita impossibile da ottenere con i requisiti della legge Fornero.
Nel pacchetto dovrebbe rientrare il taglio del cuneo fiscale rafforzato, con 7 punti percentuali di sconto contributivo per i lavoratori alle dipendenze, e la defiscalizzazione dei premi di produttività, sulla quale l’esecutivo potrebbe puntare 2 o 3 miliardi di euro.
Pensioni, nella legge di Bilancio 2024 solo una misura ponte
Poche le risorse che il governo potrebbe mettere a disposizione per le pensioni del 2024, rispetto all’intero pacchetto tra i 12 e i 15 miliardi di euro, da inserire nella prossima legge di Bilancio. La quota più importante al capitolo pensioni e lavoro dovrebbe essere quella del taglio del cuneo fiscale, da prorogare oltre dicembre 2023 e potenziare eventualmente con un altro punto percentuale.
Il nuovo sconto contributivo dovrebbe essere del 7 per cento, da applicare sulla quota del 9,19 per cento di contributi in busta paga a carico del lavoratore dipendente. Rimane, ovviamente, da verificare come sarà composta la misura in base ai redditi da lavoro.
Taglio cuneo fiscale 2024, conferma sconto contributivo del 7%
Attualmente, sulle buste paga entro i 25.000 euro, pari a 1.923 euro lordi al mese, ai lavoratori spetta un taglio dei cuneo fiscale del 7 per cento nelle buste paga da luglio a dicembre 2023 (3 per cento per i cedolini da gennaio a giugno 2023); per chi guadagna tra i 25.000 e i 35.000 euro lordi all’anno (da 1.923 a 2.692 euro lordi al mese), il taglio del cuneo fiscale è pari al 6 per cento (2% per le buste paga da gennaio a giugno 2023).
La conferma dello sconto sui contributi previdenziali a carico dei lavoratori per aumentare gli stipendi netti, costerebbe alla finanza pubblica tra i 9 e i 10 miliardi di euro.
Pensioni 2024 misura ponte, improbabile la quota 41 per tutti, novità su quota 103, Ape sociale e opzione donna
Per la riforma delle pensioni il governo dovrebbe mettere a disposizione meno risorse nella prossima legge di Bilancio. Le risorse dovrebbero finanziare una misura ponte per la fine della sperimentazione di quota 103, fissata al 31 dicembre 2023. Non è escluso che l’esecutivo decida di prorogare la quota 103, eventualmente insieme all’Ape sociale, rivista almeno in parte. Un restyling è atteso anche per l’opzione donna, i cui requisiti ristretti del 2023 ne hanno limitato la capacità di garantire l’uscita anticipata alle lavoratrici con almeno 35 anni di lavoro alle spalle.
Sulle intenzioni del governo in relazione alle pensioni se ne saprà di più a settembre, quando saranno terminati i tavoli tecnici al ministero del Lavoro ai quali partecipa anche l’Osservatorio sulla spesa previdenziale, l’organo che dovrà monitorare le uscite dovute ai pensionamenti, formulando anche delle proposte di riforma.
Detassazione premi di produttività e fringe benefit, le novità in arrivo
Infine, il governo potrebbe utilizzare tra i due e i tre miliardi di euro della prossima legge di Bilancio per riformare la produttività del lavoro, almeno per i punti che non è riuscito a chiudere nel decreto “Lavoro” del 1° maggio scorso.
Tra le misure della Manovra potrebbe esserci la conferma della tassazione agevolata del 5 per cento sui premi di produttività fino a 3.000 euro e per redditi entro gli 80.000 euro all’anno, se non proprio dell’abolizione anche del 5%. Sui fringe benefit, che attualmente sono esentasse fino a 3.000 euro per i lavoratori con figli, il governo sarebbe intenzionato ad ampliare la platea dei lavoratori con premi detassati, portando il tetto esentasse dagli attuali 258,23 euro fino a 500 o 1.000 euro anche dei lavoratori senza figli.