L’Egitto “è uno Stato repressivo. Uno dei tanti verso i quali si mostra una enorme indulgenza nelle relazioni internazionali”. Queste le parole di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International a Gazzetta Ladra, il programma di Radio Cusano Campus condotto da Fabio Camillacci & Lorenzo Capezzuoli Ranchi.
Noury: “Sui diritti umani finora solo retorica”
- Riccardo Noury, un fil rouge in Egitto collega Patrick Zaki e Giulio Regeni. Eppure la premier Giorgia Meloni ribadisce: “L’impegno per una soluzione positiva del caso non è mai cessato e continua. Abbiamo ancora fiducia”.
“La speranza che questa retorica dei diritti umani utilizzata anche nella dichiarazione della Premier sia questa volta vera cioè non retorica ma fatti. E questo che misureremo nei prossimi giorni”. (Il silenzio sulla morte di Giulio Regeni), “e il fatto che non si riesca ad ottenere dall’Egitto quattro indirizzi, cui notificare gli atti, è il simbolo del fallimento delle politiche bilaterali che puntano su accordi commerciali, militari per poi ottenere nulla dal punto di vista dei diritti umani”.
L’Europa dominata dall’ossessione migranti
- La scelta di voler trovare accordi internazionali anche con democrazie discutibili come quella tunisina di Kais Saied, cosa rappresenta per l’Unione Europea e per l’Italia?
La politica estera dell’Unione Europea – e dell’Italia – è dominata da un interesse e da un’ossessione. L’interesse, nel caso dell’Egitto, è il petrolio, l’ossessione è il controllo delle migrazioni. Vedi per questo il memorandum siglato a Tunisi lo scorso weekend. In tutto questo non c’è spazio per i diritti umani. Si usa una retorica ingannevole dicendo che bisogna parlare con questi Stati per difendere i diritti. Ma è retorica. La situazioni finché si fanno affari, memorandum, contratti, non cambierà mai.
- In conclusione, la primavera araba del 2010-2012 ha riportato la situazione a condizioni peggiori rispetto al periodo precedente?
Non dobbiamo dare la colpa a quei movimenti, dire che hanno fallito. Perché sono stati abbandonati. Quando ci sono dei movimenti, delle rivolte, rispetto allo sconosciuto, all’incognito si preferisce «l’usato sicuro». E quando questo è una dittatura, va bene anche la dittatura. Il problema è che abbiamo lasciato da sole quelle rivolte, abbiamo guardato da un’altra parte e, una volta assicuratici gli interessi, che sono sempre strategici, militari e riguardanti il petrolio, dare soldi a qualcuno per evitare di fare partire i migranti… purtroppo funziona così.