I dati Svimez sulle retribuzioni parlano chiaro: più del 25% dei lavoratori dipendenti che guadagnano meno di 9 euro l’ora in Italia sono al Sud. Le stime dell’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno parlano chiaro: le risorse sottopagate ammontano a circa 3 milioni in tutta la Penisola.

Di questi 3 milioni quasi uno su quattro risiede nel Mezzogiorno. Circa 2 milioni vivono invece tra il Centro e il Nord, dove rappresentano il 15,9% degli occupati dipendenti.

Un quadro che si inserisce nella stima, da parte della Svimez, di una crescita del Pil italiano del +1,1% nel 2023. A questo parametro il Mezzogiorno contribuisce con un +0,9%: sono solo tre decimi di punto percentuale in meno rispetto al Centro-Nord (+1,2%), stando alle anticipazioni del rapporto 2023.

Dati Svimez sulle retribuzioni al Sud Italia, secondo le stime Pil in crescita per il Mezzogiorno. Pericolo stretta della Bce

Con la piena efficienza del Pnrr, il Pil del Sud potrebbe crescere notevolmente già nel 2023. L’ipotesi è quella di una crescita fino all’1,4%, contestualmente a quella di circa 4 decimi nel Centro-Nord. Più avanti, il contributo aggiuntivo del Pnrr tenderebbe ad appianare il divario di crescita con il Nord nel 2025.

In ottica di crescita nazionale, l’economia meridionale dovrebbe riuscire a tenere il passo del resto del Paese anche nel 2023. A preoccupare, secondo le stime Svimez, un’ulteriore stretta sui tassi da parte della Bce nel corso del 2023.

Un’eventualità che avrebbe effetti recessivi più pericolosi al Sud che al Centro-Nord. In un tale scenario, infatti, crescerebbe la forbice nei tassi di crescita tra le due aree di due decimi di percentuale di Pil.

Emblematici in tal senso i risultati della stretta già in atto da parte della Banca Centrale: quest’ultima ha provocato un impatto negativo sulla dinamica del Pil nel triennio 2023-2025 di circa 6 e 5 decimi di punto rispettivamente nel Mezzogiorno e nel Centro-Nord.

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