Un esposto contro il giudice che aveva chiesto la riapertura del caso della strage di Erba. Il sostituto procuratore di Milano Cuno Tarfusser si è visto recapitare un provvedimento disciplinare dopo aver depositato la richiesta di revisione del processo. Il giudice avrebbe “violato il documento organizzativo dell’ufficio”.

A raccontare la vicenda è il Corriere della Sera. A firmare l’esposto contro Tarfusser è stata Francesca Nanni, dirigente della Procura generale di Milano. La Corte di Cassazione ha già interrogato il magistrato, convinto dell’innocenza di Olindo Romano e Rosa Bazzi.

Nell’interrogatorio romano, condotto dal sostituto procuratore generale di Cassazione Simone Perelli, Tarfusser ha ribadito la propria imparzialità sulla vicenda. Il magistrato si è detto convinto di poter accertare eventuali circostanze a favore degli imputati.

Esposto contro il giudice che ha chiesto la revisione dell’inchiesta sulla strage di Erba: Tarfusser rischia processo dal Csm

Alla Cassazione andrà il compito di decidere se far processare o meno il giudice dalla sezione disciplinare del Csm.

Nei mesi scorsi, il sostituto procuratore di Milano aveva aperto all’ipotesi di un errore giudiziario nei confronti di Olindo Romano e Rosa Bazzi. Per questo aveva presentato la richiesta di revisione del processo. Sotto la lente d’ingrandimento di Tarfusser ci sarebbero tre presunte prove che scagionerebbero i coniugi ergastolani.

La Procura, dal canto suo, accusa il magistrato di avere “violato i doveri di correttezza, riserbo ed equilibrio in palese violazione del documento organizzativo dell’ufficio, che assegna all’Avvocato generale e al Procuratore generale (che in caso di dissenso ha l’ultima parola) la facoltà di richiedere la revisione di sentenze” nei casi in cui dovessero spuntare nuove prove di innocenza.

Il caso risale al 2006: Olindo e Rosa sono accusati di aver ucciso Raffaella Castagna, suo figlio Youssef Marzouk, di due anni, la nonna del bimbo Paola Galli e una vicina di casa, Valeria Cherubini. Il movente era riconducibile ai pessimi rapporti tra i due assassini e la Castagna. A testimoniare contro i coniugi in aula era stato l’unico sopravvissuto della strage, Mario Frigerio, poi morto nel 2014. Qualcuno aveva messo in dubbio la sua testimonianza, poiché considerata un “falso ricordo” legato ai sintomi neurologici conseguenti all’aggressione.