Se è artificiale che intelligenza è? Se l’intelligenza è creatività non può essere artificiale. Non faccio l’interprete del pensiero della Federazione nazionale della stampa (Fnsi) ma questo deve aver pensato il sindacato dei giornalisti se è arrivato ad affermare: “Con i fondi pubblici non possono essere finanziati media che al posto del lavoro dei giornalisti utilizzino l’intelligenza artificiale“. La comunicazione ufficiale è arrivata al termine di un incontro convocato dal Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria per ripensare il sostegno pubblico all’editoria digitale.
“Le nuove modalità di finanziamento al settore dell’editoria digitale non possono prescindere dalla buona e corretta occupazione, che è quella che si ottiene con il giusto inquadramento dei giornalisti con i contratti maggiormente rappresentativi del settore, e dalla buona informazione, che si ha con contenuti originali scritti da professionisti e con la rivitalizzazione del settore attraverso una fiscalità agevolata per la pubblicità sull’online e un aiuto alla vendita dei contenuti digitali“, hanno sostenuto la segretaria generale Fnsi Alessandra Costante e il segretario aggiunto vicario Domenico Affinito, presenti all’incontro.
L’incontro tra il sindacato dei giornalisti e il sottosegretario Barachini
L’impiego della nuova tecnologia “deve sempre essere denunciato perché i lettori sappiano chi o cosa ha prodotto l’informazione di cui stanno fruendo”, hanno aggiunto infine, ringraziando il sottosegretario Alberto Barachini per il “momento di studio e di confronto” e “per la sensibilità che riserva ad un settore che ha bisogno di attenzione e di nuove modalità per uno sviluppo ordinato”. E di questo c’è molto bisogno se non vogliamo che l’intelligenza diventi artefatta.
Stefano Bisi
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